sabato 30 ottobre 2010

Io, complottista (II parte)

Nella prima parte dell'articolo dedicato al fenomeno del complottismo ho elencato le più comuni teorie del complotto (che si diffondono soprattutto su internet) e le caratteristiche di chi le propaga e sostiene, ma che faccia ha un complottista? Chi è?

I complottisti non hanno squame o la testa quadrata, sono persone normalissime (oddio, qualcuno stranetto l'ho incontrato...) che camminano tra noi ogni giorno, padri di famiglia, figli, impiegati, sono persone come tutti. Essi sono tra noi.
C'è chi ha associato le paure complottiste e le loro bizzarre teorie al consumo di stupefacenti, marijuana per la precisione, quasi a giustificare la bizzarria delle loro idee e molti complottisti giustificano il loro uso di cannabis con il fatto che "faccia bene" e che anche il proibizionismo faccia parte del complotto alle spalle dell'umanità. Anche questa però è una generalizzazione: tra i consumatori di cannabis infatti non vi è prevalenza di teorie complottistiche o di schieramento politico, si tratta più di un luogo comune che si è creato negli anni.

Spesso quando ci capita di discutere con un complottista può capitare di trovarsi di fronte un "cospirazionista della domenica" che tanto per partecipare ad una discussione entra a gamba tesa sposando le teorie più astruse anche per svago, spesso senza nemmeno crederci ma per provocare, ma altre volte vi sono individui davvero convinti.
Credono veramente a ciò che diffondono con un click.
Negli Stati Uniti, sottoposto a questionario, un quarto del campione credeva nel complotto dell'11 settembre (Zogby International 2004) [aggiornamento: il sondaggio conclude in realtà che quasi la metà dei residenti a New York crede nel complotto, da qui].
Il fenomeno quindi è diffuso, concentrato, circoscritto soprattutto su internet, ma abbastanza diffuso.

Il complottista modello si sente una spanna superiore al resto degli individui: è un "risvegliato", uno che sa come sono andate le cose e cerca di spiegarle al "popolo bue" che dorme senza rendersi conto di essere una pedina in mano ai potenti. Il complottista sa e non si fa fregare. Mentre "gli altri" sono schiavi della propaganda, dei giornali e di Facebook, il complottista è libero, indipendente ed in guardia.
Ma usa la propaganda, i giornali e Facebook per far conoscere le sue idee. Registra un appello chiedendo di boicottare You Tube (il noto sito di condivisione video) e lo diffonde tramite... You Tube. Afferma che i quotidiani mentono continuamente con false notizie ma quando un giornale pubblica una notizia che fa comodo alla causa la mette in risalto: "l'hanno scritto anche nel giornale", mentre l'amico complottista più furbo si chiede "... e se l'hanno scritto sul giornale, cosa ci sarà sotto?".
È contro la globalizzazione ma si connette da lande sperdute con mezzo mondo via internet, è convinto che la televisione manipoli la realtà ma va in televisione se invitato.

Chi sposa le teorie del complotto ad occhi chiusi è schierato in una battaglia totale contro "gli autori del grande inganno" non compra oggetti "capitalistici", disprezza il consumismo (salvo non rendersi conto che egli stesso è un prodotto ed una vittima del "consumismo") e critica chi non la pensa come lui. Chi invece fa parte del suo stesso gruppo è un suo amico, indipendentemente dalle cose che dice.
Ho provato tempo fa a fare un banale esperimento sul campo.
Mi sono iscritto in un forum fortemente complottista, un nick anonimo ed un profilo generico ma con due particolari: il luogo di provenienza e la firma personale.
Venivo dal "confine della terra" e mi firmavo "Non sempre è vero che la falsa verità riesca a smentire la reale menzogna della realtà".


Cosa voglia dire quest'ultima frase non lo so neanche io, ho scelto delle parole a caso ma servivano a fare parte del gruppo.
Inizialmente ho appoggiato tutte le più strampalate teorie che apparivano nel forum, dagli avvistamenti UFO ai cerchi nel grano, tanti messaggi di benvenuto e quando facevo domande le risposte fioccavano, quasi a fare a gara a chi rispondesse per primo: spiegazioni accurate su qualsiasi mistero esistente sulla terra, persino l'esistenza dei giganti era raccontata con dovizia di particolari e disponibilità assoluta ad ogni mia richiesta di chiarimento. Dopo pochi giorni nei quali "sono stato al gioco" non ho più assecondato quello che si leggeva nel forum ed anzi ho cominciato a dubitare ed a dichiarare apertamente che io a quell'UFO non ci credevo o che i cerchi nel grano erano chiaramente opera umana e via, sempre più scettico, senza aggressività ma apertamente scettico, anche ironizzando su certe teorie (per esempio sul fatto che la "stirpe" dei fantomatici rettiliani che attualmente domina il mondo derivasse dall'incrocio tra uomini e rettili... ho chiesto come potessero fisicamente accoppiarsi uomini e rettili...).
Uno dei partecipanti alla discussione, dopo aver avuto un dubbio sulla mia "sanità mentale" è arrivato persino a commentare la mia firma demenziale scrivendo: "infatti, molto spesso, è vero il contrario".


Eh? Contrario di che?

Dal momento in cui ho cambiato repentinamente atteggiamento, in mezzo all'indifferenza sorta improvvisamente nei miei confronti, sono apparse prima delle offese velate e poi dei chiari insulti fino ad epiteti pesantissimi e volgari rivolti alla mia persona. Intendiamoci, io non offendevo nessuno, mettevo in dubbio ogni affermazione chiedendo di ragionare. Sono stato escluso dal gruppo e non ricevevo nemmeno risposta alle mie ulteriori domande.
Sono scappato prima di farmi prendere a borsettate.

L'esperienza è stata un simpatico test ma mi ha messo di fronte al concetto che il complottista è convinto che ciò in cui crede non può che essere la verità e lui, in quanto "risvegliato" non può essere vittima della disinformazione e della manipolazione, quella colpisce gli altri, il complottista non si crede né manipolato né manipolabile. Al contrario è convinto che chi non faccia parte del gruppo sia una "vittima del sistema". Si chiama "effetto della terza persona" (TPE Third-person effect) e definisce l'errata percezione che i media abbiano un forte effetto di persuasione sugli altri ma non su se stessi. Sono sempre gli altri che sbagliano, in sintesi.

Ed anche uno studio realizzato dall'università di Canterbury ha messo in evidenza come chi è orientato verso le ipotesi di complotto sottovaluta il condizionamento che riceve da ciò che legge o ascolta. In poche parole, il complottista si forma in ambienti complottistici ed ha poco da divagare quindi, è quella la sua formazione ma lui non se ne rende conto.

Lo studio ha concluso infatti: chi è sottoposto alla lettura di teorie di complotto e di cospirazione, non si rende pienamente conto di quanto queste influenzino il suo pensiero.

Sono stati creati due gruppi poco dopo la morte della principessa Diana d'Inghilterra.

Il primo gruppo doveva dare un'indicazione su quanto si trovasse d'accordo su alcune considerazioni sulla morte della principessa e sull'atteggiamento dei compagni di classe dell'altro gruppo sullo stesso argomento.

Il secondo gruppo doveva fare lo stesso: cosa ne pensava sui particolari sulla morte della principessa e come giudicava i compagni di classe dell'altro gruppo ma fu fornito di letteratura "complottista" sullo stesso avvenimento.

Il risultato fu che mentre il primo gruppo stimò con buona approssimazione l'atteggiamento dell'altro, il secondo gruppo, quello sottoposto a letture "cospirazioniste", sottovalutò il proprio atteggiamento. Non si resero conto in parole povere, di quanto quelle letture influenzarono il loro pensiero sull'argomento, considerandolo "non particolarmente influenzato".

Inutile quindi tentare di fargli cambiare idea, si chiuderebbe a riccio.
Metterlo davanti ai fatti che smentiscono le sue idee o affermazioni infatti è assolutamente inutile. Esiste il bisogno di coerenza: se si prende una decisione si ha più fiducia nella stessa. Gli scommettitori di corse ippiche, subito dopo la loro scelta, credono molto di più nella vittoria del cavallo su cui hanno puntato rispetto a prima. Ci si IMPONE di credere ad una risposta che si crede giusta. Oltretutto ogni tentativo di demolizione (anche giustificato!) di quella scelta, può essere visto come un'aggressione alla propria coerenza.

Per questo motivo il complottista si batte con tutte le forze: diffonde il proprio pensiero, cerca proseliti, attacca chi non la pensa come lui tacciandolo di complicità e collusione, insinua sospetti in ogni discussione ed anche in ambiti che apparentemente non hanno nulla a che vedere con certi argomenti, la parola giusta al momento giusto può sempre servire a scatenare il dibattito. Tipico ricorrere a "lettere aperte ai potenti del mondo" o a veri e propri appelli a personalità famose (religiose, politiche, giornalistiche), in una sorta di ululato alla luna piena che è in realtà una "richiesta di attenzione" che ha quasi sempre scopi ben poco nobili: semplice pubblicità. Il complottista ha bisogno di farsi sentire.

Ma non vedrete mai un vero complottista impegnarsi allo stesso modo e con la stessa veemenza per temi molto più sensibili e reali: l'inquinamento, la deforestazione, problemi quotidiani che mettono in gioco la sopravvivenza di tutti noi. Ma anche la fame nel mondo, tragedia quotidiana di interi continenti. Non c'è dubbio che un serio "ricercatore della verità" avrebbe molto più prestigio e dovere morale di trattare temi come questi piuttosto di parlare della telepatia ma i siti complottisti ed i loro guru ci rifileranno estenuanti video ed incredibili ragionamenti su ben altre cose. E gli spettatori applaudono.

Il complottista parla di UFO, alieni, raggi gamma e terra cava... già, la terra cava, tra i complotti c'è pure questo: noi non vivremmo all'esterno di una sfera, al suo interno... ma c'è anche chi diffonde l'idea che in realtà la Terra non sia né cava né rotonda ma... piatta... già, come si pensava qualche secolo fa. Argomenti "commerciali" quindi, anche in questi casi non mancano poster e t-shirts.
Non credo si possa paragonare l'importanza della fame nel mondo a quella dell'invasione aliena, eppure il complottista non andrà mai in TV a ribellarsi per il complotto delle industrie che inquinano l'aria, ci andrà per lamentarsi del poco spazio dedicato ai cerchi nel grano e per discutere se davvero il primo ministro italiano abbia costruito un mausoleo che contiene una camera criogenica per ibernarsi e così conservare il proprio corpo per una resurrezione futura (che Berlusconi sia un rettiliano, questo en passant sarebbe scontato).

Ma possibile che nei gruppi complottisti si bevano proprio tutto?
Non c'è mai nessuno che si ferma un attimo e riflette che forse si sta un po' esagerando?
Succede che qualcuno dei "risvegliati" torni tra i comuni mortali?

Può capitare, molti hanno fasi della vita "complottistiche" e poi tornano tra la "gente comune", è un po' come una fase adolescenziale di ribellione che può quindi rivelarsi temporanea o legata a certi stati d'animo, ma non dimentichiamo la "dipendenza dal campo", il contesto. Staccarsi dall'opinione del gruppo che si frequenta non è facile.
Si viene influenzati sicuramente dalle scelte del gruppo. Se tutti in un gruppo vedono un miracolo, avere il coraggio di dire di non averlo visto è da uomini di carattere e la scelta di seguire la tendenza comune è la più comoda e semplice ed anche contro l'evidenza, se in un gruppo si decide in un senso, la decisione opposta sarà molto difficoltosa non solo nel momento in cui la si è presa.

Ma prima dell'esistenza del termine complottismo, prima di internet, chi si sentiva perseguitato, osservato, seguito e controllato da fantomatici guardiani era un soggetto ben racchiuso in una diagnosi psichiatrica. Oggi con i nostri ritmi siamo in pochi ad essere completamente sereni ed in pace con noi stessi e dei tratti di fobia e psicosi appartengono tipicamente alla nostra società. È proprio l'evoluzione di alcuni tratti della personalità, come la diffidenza, l'insicurezza, l'orgoglio, fino al pregiudizio ed al fanatismo che si identifica in un disturbo di personalità ben preciso e che ha un nome: paranoia.
Il complottista "vero" è "semplicemente" paranoico.


Non mi riferisco naturalmente a chi vede una luce nel cielo e sogna sia un'astronave extraterrestre o a chi pensa che in fondo l'idea delle piramidi costruite dagli alieni sia affascinante ma di certo non va in Egitto alla ricerca di orme a tre dita, parlo proprio di chi condiziona la propria vita in funzione delle sue fobie. Chi guarda il cielo alla continua ricerca di un segno. È lui il paranoico.
Il complottista paranoico è assolutamente differente dal gonzo "credulone" che per colpa della sua ignoranza non capisce quello che gli gira attorno e prende per oro colato ogni affermazione che trova su Google.

Ignoranza quindi, stupidità, ingenuità, sono questi i terreni nei quali germoglia il complottismo da fiera, quello dei gadget e dei DVD, quello che si trova su internet ed in certe riviste in edicola.
La persona affetta da paranoia invece non è ingenua, né stupida, lo "stupido" per dirla alla Eco "può anche dire una cosa giusta, ma per ragioni sbagliate", il paranoico invece è fortemente condizionato dai suoi incubi tanto da farne ragione di vita e comportamento, è quello che per chi lo ascolta farneticare è "matto", sempre per dirla alla Eco:

"Il matto li riconosci subito. È uno stupido che non conosce i trucchi. Lo stupido la sua tesi cerca di dimostrarla, ha la sua logica sbilenca ma ce l’ha. Il matto invece non si preoccupa di avere logica, procede per cortocircuiti. Tutto per lui dimostra tutto. Il matto ha una idea fissa, e tutto quel che trova gli va bene per confermarla. Il matto lo riconosci dalla libertà che si prende nei confronti del dovere di prova, dalla disponibilità a trovare illuminazioni. E le parrà strano, ma il matto prima o poi tira fuori i Templari. [...] Ci sono i matti senza Templari, ma quelli con i Templari sono i più insidiosi" (da: Il pendolo di Foucault, Umberto Eco).

Il paranoico


Da Wikipedia:
Il termine "paranoia" indica una contingenza di disturbo mentale lucido, caratterizzato dall'impressione del paziente di essere perseguitato (o, più specificatamente, dall'impressione che qualcuno o qualcosa abbia intenzione di nuocergli). Questa condizione è spesso caratterizzabile come una degenerazione patologica di alcuni tratti caratteriali come la diffidenza, l'inclinazione al pregiudizio o l'insicurezza. Il sistema di credenze di tipo persecutorio viene elaborato dal paziente in modo lucido e sistematico, ovvero non viene in generale a mancare la funzione razionale. In questo senso la paranoia si può descrivere come un caso particolare di disturbo delirante.

Che il complottista (e come detto nella prima parte mi riferisco al complottista per fede, non all'appassionato di misteri) sia paranoico non è un'affermazione azzardata, ma esistono diversi gradi di paranoia e quelli meno gravi sono in genere compatibili con una vita sociale normale. Scavando nella personalità complottista spesso ci si rende conto che il soggetto che crede in certe teorie è tanto pervaso dalle sue idee che le ritiene oggettivamente credibili. È quello che succede nella fede religiosa. Non ha senso ed è inutile "convincere" o "spiegare fatti di fede" poiché la credenza è profonda, intima, niente e nessuno potrà eliminarla. Da questo punto di vista il complottista può essere definito anche come "fanatico": non ha mezzi termini, il suo ideale è corretto, quello di chi lo nega è marcio, perverso e falso.

Riguardo al complottismo comunemente detto è forse più adeguato il termine di pseudoparanoia che si differenzia dalla paranoia perché quasi sempre si esprime non con pensieri paranoici personali ed intimi ma con l'adesione a gruppi guidati da paranoici per ignoranza, mancanza di cultura o problemi di relazione e razionalità. Ci si affida insomma ad un "guru" che condiziona con la sua mancanza di adesione alla realtà, i suoi adepti.

Ogni cospirazione, ogni mistero dietro ad un fatto si autoalimenta, si complica, si ingrandisce. Se la "prova definitiva dell'esistenza degli alieni" viene smontata e si rivela una bufala, il complottista si affretterà a dirottare tutte le attenzioni sulla prossima "prova definitiva".
Non esiste un complotto parziale: il complotto è totale, distruttivo della realtà come la conosciamo.
È l'apoteosi della generalizzazione.

Così il cospirazionista "sincero" è quello che sa distinguere un mistero "reale" da uno "immaginario", mentre il cospirazionista "ipocrita" no: se in una discussione con un complottista emerge la sua convinzione che i cerchi nel grano sono messaggi extraterrestri realizzati con navicelle aliene e qualcuno chiede "non crederai anche alla terra cava?", il complottista, scatterà inorridito "per chi mi avete preso, per un pazzo?" senza rendersi conto che tra la teoria della terra cava ed i cerchi nel grano fatti dagli alieni non c'è in pratica differenza. Sono due bufale belle e buone e fanno davvero a gara per essere la più grossa.

Il complotto è talmente totale che pure gli altri complottisti potrebbero farne parte.
Per un complottista i governi ci nascondono l'esistenza degli alieni ma per l'altro i governi vogliono farci credere all'esistenza degli alieni che in realtà non esistono. Quindi per un complottista l'altro sarà un infiltrato disinformatore. È l'apoteosi del sospetto.

Il complottista arriva ad essere sospettoso se nel "gruppo" si intromette un altro sedicente cospirazionista che comincia ad elencare teorie totalmente bizzarre oppure a capovolgere le leggi della fisica, straparlare di altre dimensioni e poteri energetici. Quello che dice è talmente incredibile anche per il più estroverso dei complottisti che c'è una sola spiegazione per quella presenza: è un complotto.
I cospirazionisti sono convinti che vi siano degli "infiltrati" nei loro gruppi, inviati (da chi?) con lo scopo di deriderli, renderli poco credibili, ridicolizzarli...
In pratica un complotto contro i complottisti.


Queste ridicole teorie del complotto sono solo fumo per nascondere l'incredibile verità!

Se diffonde una voce falsa anche su un argomento serio ed importante, il complottista paranoico (diverso da quello "professionista") quando la sua previsione, la profezia, l'avvenimento non si compie, non smentisce e non corregge le sue affermazioni, semplicemente glissa, le fa scivolare nel dimenticatoio.
Ricordate il periodo dell'influenza suina?
Ricordate gli appelli disperati sulla vaccinazione obbligatoria, sui campi di concentramento per chi rifiutava il vaccino?
Ricordate la vaccinazione che era stata creata per decimare la popolazione mondiale? Per alcuni era il virus (creato in un laboratorio segreto, chissà perché) che era stato diffuso per distruggere la specie umana, per altri era il vaccino che aveva questo scopo. Alla fine non si è avverata né l'una né l'altra catastrofe.
Interi siti che parlavano di ghigliottine, bare nere allineate nei cimiteri, posti di blocco negli USA e migliaia di vittime causate dai vaccini assassini.
Avete sentito solo una di queste persone ritrattare le sue affermazioni quando dopo milioni di dosi di vaccino somministrate in tutto il mondo non si è avverata nessuna strage mondiale?
Non lo faranno mai. Non sarebbe un sospiro di sollievo per un allarme assurdo e rivelatosi falso ma una sconfitta personale, l'ammissione di uno stato di eccessivo sospetto.
Ed ora che i vaccini sono rimasti nei magazzini (e non c'è stato nessun ghigliottinato per fortuna...), gli amanti del complotto dicono che è stato un modo per far guadagnare le multinazionali (quando una delle cause di questo spreco sono state proprio le deliranti profezie dei catastrofisti). Ogni passo della vicenda, in qualsiasi modo si fosse evoluta, sarebbe stato un complotto.
Alla fine però i diabolici ideatori del genocidio mondiale che dopo aver messo in marcia un progetto mortale di enormi dimensioni, falliscono miseramente perché in "pochi" hanno usato i vaccini, si sono ritirati in silenzio proseguendo chissà quali altri progetti mostruosi. Poco importa se un gruppo di pazzi assassini avrebbero potuto radere al suolo una città con un ordigno nucleare o avvelenando gli acquedotti, oppure diffondendo un virus mortale in una metropoli, questi crudeli assassini hanno scelto la maniera più difficile per fallire miseramente. E si sono arresi subito. Nemmeno nei fumetti succedono cose del genere, saranno dei terribili pianificatori di stragi mondiali ma dai risultati sembrano più dei poveri pensionati falliti.

Nei gruppi complottisti trovano riparo le personalità paranoiche più estreme: anche gli altri esponenti del "gruppo" hanno i loro stessi timori catastrofisti, il paranoico non è più solo dunque, è perfettamente a suo agio.
Così compaiono personaggi dai tratti assolutamente patologici e non sono casi isolati.
Se il complottista gestisce un sito, controlla chi lo visita, traccia gli indirizzi IP, li archivia. Se scopre che una visita proviene da un ufficio istituzionale (polizia, ministero...) afferma di essere sorvegliato, è probabilmente convinto di avere i telefoni sotto controllo e di essere pedinato, esce poco da casa e sorveglia i dintorni della sua abitazione. Non ridete, succede eccome ed è gente che ha un seguito sul web.
Un seguace della teoria delle "scie chimiche" (le scie degli aerei sarebbero pericolosi agenti chimico-biologici pericolosi e velenosi contenenti metalli, vaccini, virus e batteri) scrive:


Barricarsi a casa per evitare le proprie paure.

L'oggetto della paranoia è alla fine il rifugio dallo stress emotivo che caratterizza il paranoico. La paranoia complottista può scaturire addirittura da traumi vissuti con forte sofferenza e che richiedono una fuga cosciente o meno dalla realtà come unico modo per assopirli. Esiste a tal proposito uno studio del 2006 che nota come in individui che hanno subìto violenze nell'età infantile, la credenza nel paranormale è maggiore rispetto al resto del campione. Credere all'irreale per coprire la realtà insomma.

La terapia della paranoia dipende dal grado del disturbo. Sarebbe ottimale anche identificare le eventuali cause del problema. Per molti infatti si tratta di un disturbo proveniente da una dipendenza psicofisica da internet (IAD). È una vera e propria dipendenza, esattamente come quella da sostanze tossiche.
Molti individui infatti hanno iniziato a manifestare i primi disturbi di paranoia proprio interessandosi delle teorie del complotto, avvertendo un'insicurezza in seguito ai proclami catastrofistici letti su internet e trasferiscono tutta la loro attività extralavorativa sulla rete, impegnandosi attivamente a ricercare informazioni "alternative" e diffondere queste paranoie che diventano il motivo principale della propria esistenza. Si trasferisce tutto il proprio vissuto in rete.
È quindi internet che spesso determina l'aggravamento di personalità già deboli.
Il primo passo consisterebbe con l'allontanamento dalla rete ed un sostegno psicologico, e nei casi importanti farmacologico, sarebbe utile a risolvere la maggioranza dei sintomi. Nel tempo si sono sperimentati con buon risultato i gruppi di sostegno e di autoaiuto. Il paranoico complottista inoltre tende ad isolarsi, fisicamente e sentimentalmente e quindi anche un inserimento in attività sociali potrebbe completare l'opera di recupero psicologico. Internet è notoriamente un mezzo di isolamento sociale, comunichiamo con tutto il mondo in un attimo ma chiusi da soli in una stanza.
In questo senso esistono diversi centri che studiano e curano la dipendenza da internet.
In alcuni individui il disturbo si attenua notevolmente con l'eventuale miglioramento delle condizioni sociali ed economiche.
La terza ed ultima parte della serie dedicata al complottismo è qui.

Alla prossima.

lunedì 25 ottobre 2010

Io, complottista (I parte)

Credo di essere un complottista. E lo siamo tutti.
Ho riflettuto, mi sono documentato e sono giunto a questa conclusione.
Il complotto totale esiste, non ci sono altre spiegazioni.

Avevo iniziato a scrivere "qualcosa" sul complottismo ma ho trovato tanto materiale e l'articoletto è diventato un "trattato".
Mi scuso quindi per la lunghezza, dividerlo in più parti era quasi inevitabile e così ho fatto. Si tratta di considerazioni che ho raccolto in questi mesi sul "movimento", tanto diffuso sul web, dei teorici del complotto.
Lascerò gli articoli qualche giorno in più proprio per "digerirli" meglio e leggerli con tranquillità.

Per spiegare il mio punto di vista però, bisogna chiarire a chi non lo sa cos'è il complottismo e chi sono i "complottisti".
Sono "persone che credono nelle cospirazioni", dice Wikipedia. Ma "credere alle cospirazioni" è una generalizzazione.
Il complottista o cospirazionista in realtà è una persona convinta che i maggiori avvenimenti di attualità, politica, storia, economia e scienza siano frutto di un complotto organizzato e gestito da gruppi di controllo del nostro pianeta (a volte citati, altre volte "misteriosi") che decidono in questo modo i destini ed il futuro della popolazione mondiale.

È chiaro che i complotti esistono (dall'alba dei tempi, l'omicidio di Giulio Cesare fu una cospirazione), hanno scritto pagine di storia, non si tratta quindi di credere che un complotto sia possibile ma che la nostra realtà sia praticamente tutta un complotto.
Prima di accusare di qualsiasi crimine un uomo, un governo, una istituzione religiosa o scientifica bisognerebbe però avere in mano delle prove, almeno dei documenti certi, punti saldi sui quali basare le proprie accuse che, ricordiamolo, sono gravissime.
I teoremi dei complottisti invece sono opere incompiute: nessuna prova, nessuna evidenza documentata, solo supposizioni che trasformano qualsiasi evento in un piano alle spalle della popolazione inconsapevole. Non si tratta quindi di discutere dei problemi che realmente rendono difficile la nostra vita o minano la nostra tranquillità (l'inquinamento, la politica disonesta, la povertà, alla fine non sono "complotti"?) ma di eventi talmente enormi da poter cambiare la storia se fossero reali, ma che nel caso del complottismo non hanno nessuna prova della loro esistenza.
Studiare il complottismo è un utile esercizio psicologico e proprio secondo alcuni psicologi (nonostante la presenza di pochi studi importanti sul problema) la personalità complottista è legata a disturbi di personalità ben precisi.
Essere "complottisti" è uno stato correlato a difficoltà di relazione con il prossimo e ad insicurezza lavorativa (o irrealizzazione professionale) e soprattutto ad uno stato di anomìa (mancanza di norme e regole sociali che controllano il comportamento personale, scatenata spesso da un trauma o da cambiamenti continui della propria condizione personale) questo almeno emergeva da uno studio effettuato nel 1992 da Ted Goerzel su 348 studenti universitari. Il complottista crede a più complotti, non è quasi mai convinto di una sola teoria ma le sposa tutte. È spesso di classe socioeconomica medio-bassa ed il suo credo politico è ininfluente.

Ma c'è di più, si sono scomodati anche sociologi (Lipset and Raab nel 1970) e storici (Groh nel 1987), che hanno determinato che il pensiero cospirativo è tipico di gruppi antisemiti ed autoritari, frequenti sia in Europa che negli Stati Uniti. Secondo il pensiero complottista (e sempre da quello che scrive Groh) il "grande cospiratore" è secondo le epoche rappresentato dagli ebrei, dai comunisti, poi dai capitalisti ed infine dai servizi segreti. I "grandi avvenimenti" devono avere "grandi esecutori".
Così le torri gemelle non furono abbattute da un gruppo di fanatici ma da un piano organizzato dal governo americano o Lady Diana non può essere morta per colpa di un autista ubriaco ma per mandato dei servizi segreti inglesi.

Che le teorie complottistiche si fermino davanti ad un ostacolo enorme e deciso è ininfluente (per i complottisti). Tutte le teorie del complotto infatti (tutte, o non si chiamerebbero "teorie") non hanno una sola prova che ne confermi la plausibilità.
È quello che succede con le medicine alternative: nel momento in cui dimostrassero la loro efficacia, cesserebbero per definizione di essere "alternative" entrando pienamente a far parte del bagaglio medico dell'umanità.
In un processo, un sospettato di reato a carico del quale non si scoprisse una sola prova nonostante decenni di indagini, studi, analisi, verrebbe assolto, senza appello. Le grandi teorie del complotto invece non si assolvono mai, sono sempre vive ed anzi si moltiplicano, crescono, vengono vendute come "assodate" per chi ci crede. Il complottista non è un testimone oculare, non era presente al momento dell'avvenimento che crede "frutto di cospirazione", si basa su supposizioni, filmati, foto, tutti elementi insufficienti per accusare intere organizzazioni, gruppi, nazioni o governi di crimini efferati.
Osserva sempre Goerzel infatti, che il complottista non si basa su prove di fatto per sostenere le sue teorie ma sulla generalizzazione dei fatti ed ogni nuova cospirazione ne origina un'altra, in un percorso senza fine: se la cospirazione degli americani è stata capace di uccidere il loro amato presidente Kennedy, è "ovvio" che gli stessi americani sono responsabili anche di un'altra cospirazione, quella dell'11 settembre. Non è provata la prima, non è provata la seconda ma in un unico passaggio mentale due grandi avvenimenti diventano due cospirazioni assodate.
Qualcuno ha paragonato questo tipo di logica ad una sorta di effetto Barnum. Chi arriva a credere agli alieni prigionieri nascosti nelle basi militari USA, non può fare a meno di credere a tutto quello che viene dopo (dalle abductions, alle installazioni aliene sulla Luna).
Una delle ultime ricerche sull'argomento è stata preparata da Virem Swami e Rebecca Coles ed ha il titolo "The truth is out there" ("La verità è lì fuori") e punta molto sui disturbi paranoici scatenati da eventi personali. Si parla oltretutto del fatto che è ìnsito nell'uomo cercare una spiegazione accettabile anche dove non esiste.
Come accettare che dei terroristi abbiano fatto schiantare degli aereoplani su due grattacieli causando migliaia di vittime? Inaccettabile e ragionevolmente non comprensibile. L'unica spiegazione può essere qualcosa di nascosto, di segreto: un complotto all'insaputa di tutti.

Con la teoria del complotto si tende quindi a spiegare qualsiasi cosa che non si comprende. Il viaggio sulla Luna, sebbene avvenuto decenni fa, resta sempre un traguardo umanamente e scientificamente unico ed eclatante. Non viverlo in prima persona riesce a renderlo quasi come un avvenimento finto, distante ed impossibile e l'unica spiegazione è che si sia trattato di un falso. Prove di questa presunta falsificazione non ne esistono ma esiste gente che SA, basandosi solo su supposizioni personali, che quello sbarco sia in realtà un film girato in studio. Non si tratta di esperti di astronautica o di viaggi lunari ma di semplici "uomini della strada" che formulano teorie così complicate basate su indizi fragilissimi usati a piene mani per diffondere questi dubbi quasi a farlo apposta... o forse proprio per farlo apposta.
Il fatto che la medicina abbia realizzato passi da gigante raddoppiando la nostra aspettativa di vita in pochi decenni rende la sua incapacità di guarire alcune malattie come impossibile, incredibile. Eppure di qualcosa si muore, perché non immaginare un complotto per le malattie cardiovascolari o per l'Alzheimer? In realtà il complotto deve nascere per definizione per spiegare l'avvenimento più grande. Il viaggio sulla Luna per il complotto astronautico, l'assassinio di Kennedy per la cospirazione politica, la cura del cancro per quella medica e... peggio ancora...

Tutto un complotto

Esistono complotti "innocui" come quelli che riguardano il mondo della musica: Elvis Presley non è morto per un "banale" blocco intestinale ma è vivo e si è rifatto una vita lontana dai riflettori. Lo stesso Jim Morrison (dei Doors), Michael Jackson e Bob Marley, "morti per finta" con lo scopo di chiudere una vita troppo stressante e ricominciarne un'altra più anonima.
Paul Mc Cartney (il cantante dei Beatles) è in realtà un sosia che ha sostituito l'originale morto in un incidente stradale. In realtà anche per tutti questi fatti non esistono né prove né indizi importanti, solo supposizioni spesso fantasiose che servono più a riempire le pagine dei rotocalchi che della storia. Se ci limitassimo a questi si tratterebbe in fondo di una discussione leggera che non danneggerebbe nessuno.
Ma ormai si scende in fatti storici e politici, importanti e drammatici.
Il presidente degli Stati Uniti Kennedy (morto in un attentato a Dallas) fu in realtà vittima di un complotto che coinvolge a seconda di chi parla la CIA, la mafia, il governo americano, chiunque insomma ma non il colpevole identificato dalla giustizia statunitense. Anche qui nessuna prova, nessun indizio schiacciante, solo supposizioni, voci, testimoni improvvisati che di attendibile hanno pochissimo. Non si può credere al capo della CIA perché "deve far parte del complotto" ma si crede ad un detenuto omicida che racconta storie mai provate che giusificherebbero i sospetti della cospirazione. La versione "governativa" deve essere per forza falsa, quella "alternativa" non può che essere vera.

L'attentato alle torri gemelle dell'11 settembre fu un complotto, un "autoattentato" ordito dal governo americano. Prove? Nemmeno una. Ma per il complottista è assodato: andò così, senza nessun dubbio, è evidente. Per lui.

Ma arriviamo all'inverosimile.
L'uomo sulla Luna? Mai andato. Si è trattato in realtà di filmati e foto realizzate in studio, solo per "vincere" la corsa alla Luna che in un periodo di guerra fredda era più importante della conquista di una nazione. Anche qui prove nessuna, solo complicati e risicati argomenti che però non giungono a nessuna conclusione se non a quella di insinuare, dubitare, sospettare. Fino a scoprire che per alcuni la Luna non è nemmeno un satellite del nostro pianeta, è un'astronave aliena messa in orbita migliaia di anni fa e nel nostro sistema solare le astronavi aliene, gigantesche, sono decine, sempre in giro per sorvegliarci.
La Terra gira attorno al Sole? Ma non dite sciocchezze. La verità ce l'hanno nascosta per secoli. La Terra è al centro dell'universo e tutto l'universo gira attorno a lei. C'è pure una società che si riunisce per studiare gli ultimi sviluppi di questa realtà così spaventosa. La società, fortemente cattolica, si chiama Galileo was wrong (Galileo aveva torto), naturalmente.
Esistono siti che parlano di fantomatiche società segrete e gruppi che compiono efferati crimini sotto i nostri occhi: l'attore Roberto Benigni coinvolto nei delitti del mostro di Firenze? C'è chi lo sostiene. Umberto Eco a capo della Rosa Rossa società segreta che pratica sacrifici umani ed uccide senza pietà? C'è chi lo ha scritto.
Poi l'apoteosi.
Il "NWO" che sta per New World Order, ovvero nuovo ordine mondiale. Una forma di governo totalitaria e centralizzata che governa il mondo intero, controlla la popolazione e concentra il potere in un gruppo ristretto (e segreto, perché non è che si sappia chi ordisce queste trame, sono segrete...) infischiandosene dei diritti umani e civili.

C'è chi lo scrive e chi ci crede, senza una prova naturalmente.
Così intanto si insinua un dubbio, un sospetto, infondato ma scritto nero su bianco, si diffonde una calunnia...
Ecco, insinuare il dubbio su tutto, nulla è come sembra.

Il metodo più tipico per "contagiare" il prossimo con il virus del complottismo è proprio questo, creare ad arte dei dubbi, sfruttare la scarsa preparazione in certi argomenti, toccare i tasti giusti approfittando della pigrizia di chi abbiamo di fronte che solo molto difficilmente andrà a verificare la veridicità delle affermazioni.
Basta pochissimo, a volte una frase.
Se entro in una discussione e mi rivolgo a qualcuno che parla delle vaccinazioni dei propri figli, mi basterà chiedere con gentilezza: "Scusate il disturbo ma vorrei approfittare della vostra cortesia: qualcuno sa come posso disintossicare mio figlio dall'ultima vaccinazione fatta ieri?"

Non ho lanciato accuse, non ho parlato di fantomatici "uomini in nero" che vaccinano la popolazione ma ho fatto una domanda camuffando un'affermazione come se questa fosse scontata, consolidata. Il lettore attento chiederà lumi: "Perché dovresti disintossicarlo, il vaccino non intossica..." quello meno attento e se vogliamo pure quello più ansioso registrerà l'informazione: "I vaccini sono tossici allora, chissà come ci si disintossica...".
E chi volesse approfondire? Beh, basterà puntare il dito verso le "innumerevoli morti da vaccino" o i "tantissimi danni da vaccino" tanto chi vuoi che vada a controllare scoprendo che non esistono "innumerevoli" morti da vaccino e nemmeno tutti questi danni e quelli che ci sono, fortunatamente, sono raramente gravi ed in ogni caso previsti ufficialmente dalle statistiche. Ed il complottista particolarmente sfortunato che trovasse sulla sua strada quello testardo che chiede almeno un esempio di morte da vaccino? C'è sempre la scappatoia del "gravissimo shock anafilattico successo l'anno scorso in Canada". Il testardo, se è veramente tale, osserverà che lo shock anafilattico può essere provocato anche da un alimento, dalla puntura di un'ape, da un profumo, da qualsiasi cosa, eppure nessuno fa crociate contro le api o raccoglie firme contro le grigliate di aragosta. Non resta che l'attacco frontale: "le morti di cancro causate dalla lobby di Big Pharma".
Che c'entrano le morti di cancro con i vaccini? Nulla, ma serve a chiudere la discussione, davanti a Big Pharma non c'è argomento che tenga.

Questa è una tecnica di marketing ben conosciuta.

La "demolizione dell'avversario" si chiama FUD (Fear, Uncertainty and Doubt, paura, incertezza e dubbio): insinuare il dubbio, creare panico, incertezza sulle "certezze" ufficiali: la medicina non è così sicura, il governo non vuole il nostro bene, il vaccino è tossico, i poliziotti sono violenti, i magistrati sono corrotti, gli alimenti sono avvelenati, l'aria che respiriamo pure. In pratica: non fidarsi di niente e nessuno. Il complottista non si fida nemmeno dell'altro complottista: potrebbe essere un infiltrato!
Persino le scie degli aerei, le scie bianche di vapore che da sempre solcano il cielo al passaggio di aereoplani (chi non le ricorda quando da bambino si seguivano nel cielo trasformandosi nella nostra fantasia in figure immaginarie?).
Ebbene oggi ci sono gruppi di persone che si dicono convinte (ma convinte seriamente) che queste scie siano veleni sparsi consapevolmente da chi ci vuole avvelenare e controllare. Le chiamano "scie chimiche" e nell'ossessione sono cascati anche politici ed amministratori. Non si parla dell'eventuale inquinamento causato dal continuo passaggio di aerei sulla nostra testa ma di un consapevole avvelenamento della popolazione progettato da chissà chi e con un metodo assolutamente inverosimile.
Assieme a queste scie, oltre a composti chimici di tutti i tipi, sono sparsi nell'aria batteri, virus e... piccoli animaletti robotici dotati di batteria che si infilerebbero sotto la nostra pelle percorrendola dalla mattina alla sera causando una malattia, il Morgellons che avremmo contratto tutti, inconsapevolmente.
Prove di questo avvelenamento planetario? Nessuna, come al solito. Lo dice qualcuno su internet ed il gruppo di cospirazionisti è bello e pronto.
Si formano comitati, gruppi di cittadini allarmati, notizie sul giornale.
C'è gente che dice di stare tutta la mattina con gli occhi al cielo per controllare la situazione, altri che riprendono ogni aereo che passa, altri ancora che controllano con i radar quali e quanti aerei sorvolano la propria zona. Follia isolata, paranoia pura, si potrebbe pensare, eppure queste idee sono finite anche in televisione, nei giornali e persino nel nostro parlamento con delle interrogazioni ufficiali e questo è un sintomo di ignoranza imperante: anche i giornalisti e chi dovrebbe per cultura saper distinguere una bufala da una realtà non è preparato a farlo. Se chi ci governa porta in discussione delle vere e proprie sciocchezze invece di discutere di problemi reali, percorriamo la strada della superstizione e della caccia alle streghe senza alcun ritegno.
E nell'attesa di scie chimiche velenose ecco spuntare un UFO perché sembra esserci un nesso tra scie chimiche ed UFO. Ma anche con i vaccini (perché le scie spargono virus ma anche vaccini) e quindi con Big Pharma, con le cure per il cancro, l'11 settembre e così via.
Perché ogni complotto è totale, si autoalimenta e non si spegne mai diffondendosi con un circolo infinito.
Si raggiungono vette di contraddizione spinta: le scie spargono virus ma anche vaccini, servono a far piovere ma anche a provocare siccità, dissolvono le nuvole ma le creano nello stesso momento. Fanno tutto ed il contrario di tutto e se si chiedono prove la risposta è: "basta guardare il cielo". Tutto normale, il complottista non si chiede se quelle contraddizioni dimostrino l'inconsistenza di certe teorie, fa parte dell'ideale da difendere ad ogni costo e chi prova a contraddire queste teorie viene incluso in una lista di nomi: sono i "disinformatori" coloro che tramano nell'ombra, che negano la realtà. Le liste sono (naturalmente) infinite e comprendono giornalisti, scienziati, tecnici, personaggi della TV, quasi sempre all'oscuro della loro appartenenza al "club dei disinformatori" fino ad inconsapevoli cittadini colpevoli di aver detto che non credono a queste fandonie, una sorta di lista di proscrizione di "persone sospette". A queste persone, oltre all'accusa di far parte di un grande disegno contro l'umanità, anche insulti pesantissimi, l'augurio di gravi malattie e delle peggiori sofferenze possibili, sono liti "virtuali", scazzottate digitali.

I complotti riguardano qualsiasi evento umano, come ho scritto.
Barack Obama in realtà sarebbe un rettiliano, un ibrido uomo-rettile o in alternativa un infiltrato.

Il presidente degli Stati Uniti sarebbe anche un agente CIA in incognito ed il suo vero nome sarebbe Barry Soetoro.
Poi i cerchi nel grano che sono creati dagli alieni (o da misteriose armi militari), sempre gli alieni che però sono custoditi in basi segrete americane (la famosa Area 51), la fine del mondo nel 2012, il pianeta X (o Nibiru) che presto si scontrerà con il nostro, i terremoti non sono naturali e non lo sono neppure gli uragani, le piogge e la nebbia. Nulla è un fenomeno casuale o una coincidenza, è tutto "provocato" da qualcuno.

Questo ed altro (ogni attentato, ogni aereo che precipita ed ogni evento della quotidianità, è visto in chiave complottista) nell'agenda del complottista modello. Di tutti questi avvenimenti, neanche a dirlo di nuovo nessuna prova, nessun indizio importante... come per le altre vicende.
E la solita risposta: prove? Basta guardare la perfezione di un cerchio nel grano per capire che è opera di alieni.


In medicina il grande complotto è quello delle case farmaceutiche che conoscerebbero cure definitive per malattie gravissime (il cancro...) ma non le diffondono per non perdere introiti miliardari (come se fossero costrette a regalarle, queste cure segrete...). Nulla conta se il complotto delle multinazionali presupporrebbe complicità da parte di tutti i medici del mondo, dei ricercatori, degli informatori scientifici, scienziati, biologi, niente, il complotto è più forte di milioni di persone al mondo e schiaccia tutti noi che ne siamo solo vittime. Il problema sarebbe capire chi resterebbe a fare da carnefice, visto che il complotto totale coinvolgerebbe la maggioranza della popolazione mondiale come organizzatrice: prove? Una? Qualcuna? No, zero.

Intendiamoci, la maggioranza di quelli che si dicono "complottisti" sono solo persone con cultura scadente, che colmano le loro lacune con la fantasia ma non è possibile giudicare tutto il fenomeno solo con l'ignoranza.


In alcuni casi infatti il complottismo copre una vera e propria personalità patologica o almeno borderline (ai limiti della patologia). Senza generalizzare, il complottista convinto è probabilmente affetto da disturbi di personalità.
È fondamentale capire di chi stiamo parlando. Esistono "complottisti professionisti" che spargono allarmi e diffondono "verità" ma che hanno in realtà il solo scopo di trovare clienti per la propria attività commerciale. Questi non sono "paranoici" ma semplicemente furbi venditori.
Chi invece sta male all'idea di essere controllato dal "nuovo ordine mondiale" o perché tra qualche mese la Terra sarà invasa da rettili alieni ha probabilmente alcuni lati della personalità da rivedere.
Vedremo quali, nella prossima parte dell'articolo.

Alla prossima.

Seconda parte qui, terza parte qui.

lunedì 18 ottobre 2010

MMS, ci voleva un ragazzino, ma in gamba

Volete diventare dei piccoli "medbunker" anche voi?
Bene, prendete esempio da Rhys Morgan, un ragazzo di quindici anni che ha seguito tutta la trafila di chi ha una malattia seria e volendo risolverla prova anche a cercare su internet. Spesso queste storie finiscono male perchè qualcuno casca nelle trappole di ciarlatani senza scrupoli e con molto desiderio di denaro ma la storia di Rhys ha avuto un finale diverso. Il ragazzo è stato in gamba ed ha utilizzato lo spirito giusto, quello critico, che dovrebbe avere ognuno di noi quando cerca informazioni sulla salute sul web.

Rhys non si è fermato alle solite farneticazioni di successi terapeuci e risultati miracolosi, non si è lasciato impressionare dalle "testimonianze video ormai dirompenti" e non ha abboccato ai giochi di parole pseudoscientifici che adornano tutte le truffe mediche. Ha semplicemente usato la testa, il buon senso ed un po' di perspicacia.
Malato di Morbo di Crohn Rhys ha cercato qualche notizia su internet ed è finito in uno dei tanti forum "salutisti" che consigliano di tutto e di più (e sconsigliano la medicina) per guarire da qualsiasi malattia. Nel suo caso si trattava di un composto abbastanza comune in internet e che si sta diffondendo anche in Italia. Il suo nome è MMS, Mineral Miracle Solution (qualcosa come "soluzione minerale miracolosa") ed il suo profeta è un certo Jim Humble, spacciato a volte come ingegnere aerospaziale, altre come inventore, mentre sembra che il suo lavoro fosse di tecnico nelle miniere d'oro. Le promesse ed i successi millantati da questa pozione sono un classico: guarisce tantissime malattie (dalle più banali a quelle più gravi, AIDS e cancro compresi), non esistono effetti collaterali, testati dall'uso da parte di migliaia di persone e sono tantissimi i testimoni che possono giurare sulla sua efficacia. I gestori del forum consigliano l'MMS al ragazzo per guarire dalla sua malattia. Gli elencano le proprietà curative, lo tranquillizzano sui "numerosi studi" che provano l'efficacia e sicurezza del prodotto e lo informano sui costi.
Le spiegazioni del presunto meccanismo d'azione? I soliti giri di parole mischiati a termini "parascientifici" che fanno-tanto-figo e che non possono essere smentiti in quanto non hanno nessun significato medico.

Una bevuta al giorno e gli effetti si sentiranno subito.
Tanti ci cascano (in Italia esistono forum dedicati a questa sostanza), acquistano la boccettina magica sul web, preparano la pozione e la bevono e guai a contraddirli, c'è chi dice di sentirsi meglio e chi trova il sapore disgustoso ma insiste nella pericolosa tortura. Non li ferma nemmeno la nausea che accusano quasi tutti ai primi sorsi della bevanda. La vendita di questo inutile e pericoloso intruglio è selvaggia, spesso è introdotta con un meccanismo di "multilevel marketing", vi è cioè un venditore che ha alle sue dipendenze altri venditori ed ognuno guadagna a provvigioni e sulle vendite dei "subagenti": un commercio senza alcun fine medico ma con l'unico scopo di guadagnare alle spalle degli ingenui.

La ragione come al solito viene a mancare, l'affidarsi a gente senza titoli per curare malattie diventa una cosa normale e se qualcuno prova a spiegare che quella pozione non serve a nulla e può anche essere pericolosa, apriti cielo...e se questo qualcuno è poi un medico, un farmacologo o un biologo peggio ancora: fuck the power!

Ma quasi sempre iniziano degli effetti collaterali, principalmente malessere, nausea, vomito, ma niente paura...qual è la scusa tipica dei ciarlatani quando si accusano i primi disturbi causati dalla loro "cura"? La disintossicazione!
Quando una cura alternativa comincia a dare problemi il ciarlatano dice sempre che è un segnale di funzionamento, che questo significa che il corpo si sta "disintossicando" e via un'altra dose di pozione.
Ma il ragazzo non ci sta.
Studia la composizione dell'intruglio, si informa, e scopre che...quella pozione dal nome tanto invitante altro non è se non candeggina [aggiornamento: oggi la sostanza è usata soprattutto come disinfettante].
Già.
Vendono candeggina come cura per tutte le malattie.

Stupefatti? E perchè? La stessa pozione è venduta anche in Italia e c'è pure la variante per le malattie della pelle della quale ho parlato qualche mese fa.
Candeggina industriale, mica acqua fresca.

Nelle diluizioni consigliate dal fabbricante l'MMS equivale proprio a candeggina industriale e provoca nausea, vomito, disidratazione ed irritazioni dell'apparato digerente. Per diluizioni inferiori si può arrivare anche a danni da intossicazione acuta, insufficienza renale, insufficienza respiratoria e persino morte. Di benefici, naturalmente, neanche l'ombra.
Rhys è stupefatto e non vede l'ora di chiedere chiarimenti a chi gli ha consigliato quell'intruglio, anzi, pensa, il fatto che si sia accorto di quella truffa farà piacere a chi gli ha consigliato il beverone.

Così non si perde d'animo e torna nel forum dei "naturopati", li avverte della cosa, li informa dei disturbi e dei potenziali pericoli e cosa accade? Non lo immaginate?
Bannato. Cancellato, espulso. La clientela potrebbe spaventarsi.
Rhys non si da per vinto e denuncia la cosa prima in un sito internet che apre per l'occasione e poi in un video.
Di lui si accorge la stampa che gli chiede un'intervista. Appare così sul Guardian la storia del piccolo investigatore della pseudomedicina.
La notizia fa allora il giro del mondo, ne parlano altri quotidiani, alcuni notiziari televisivi  ed il suo nome valica l'oceano, fino a quando persino la FDA è costretta ad analizzare il problema sottolineando in una dichiarazione ufficiale la pericolosità del composto e proibendone la vendita. Nel frattempo Rhys diventa un piccolo personaggio: lo invitano in programmi televisivi, conferenze, lo premiano e persino la sua scuola lo aiuta nella sua attività menzionandolo come esempio di capacità di ragionamento. Il suo è diventato un caso nazionale ed è stato chiamato "Bleachgate" (se volessimo tradurlo in linguaggio giornalistico italiano suonerebbe più o meno come "candeggiopoli")



Così si fa. Bravo.

La risposta dell'inventore della pozione magica alla candeggina è arrivata puntuale. Si tratta di una lunghissima e demenziale lista dei luoghi comuni più tipici che leggiamo puntualmente quando ascoltiamo le argomentazioni dei venditori di miracoli sul web. Frasi come "lo usano milioni di persone", "non c'è bisogno di provarne l'efficacia in quanto la prova è in chi lo usa", "non c'è bisogno di documenti, tutte le carte sono su internet..." e così via, per concludersi con la più tipica uscita di scena complottistica: "chiedetevi piuttosto perchè l'FDA ne ha proibito la vendita". Saranno furbi questi imbonitori ma a fantasia...
La conclusione della replica di Humble è sempre quella:

However, the fact still remains that MMS has been used by millions.
Hundreds of thousands have improved their health and hundreds of thousands of lives have been saved.

In ogni caso, resta il fatto che l'MMS è stato utilizzato da milioni [di persone]. Centinaia di migliaia di essi si sentono meglio e sono state salvate altrettante vite.
Ma in tutta questa storia c'è una morale positiva.
Un quindicenne ha mostrato molto più sale in zucca ed intelligenza di persone più adulte che si lasciano abbindolare da cure inutili anche pagandole profumatamente. Mi sembra una notizia che bilancia tutte quelle volte che ci siamo dovuti arrendere davanti alla stupidità umana o alla mancanza di logica o critica di molti individui. Quante volte siamo rimasti a bocca aperta davanti alla faciloneria di certe persone apparentemente sveglie e furbe? Quante volte i creduloni ci hanno stupìto?
Un ragazzino che smonta un imbroglio mondiale è una notizia che rinfresca il cervello!
Attenzione, il prodotto è in vendita (su internet) anche in Italia, sempre come panacea per decine di malattie: occhio a cosa acquistate quindi.

Vale per tutto, anche per la cosa che sembra più credibile e "scientifica": verificate sempre quello che vi propongono. Non esistono cure miracolose. Le informazioni "mediche" che si trovano su internet sono spesso insicure, non controllate ed a volte pericolose.
Quando avete un dubbio su un prodotto o una cura chiedete lumi al vostro medico e se anche lui non è convinto (molto probabilmente un medico non sarà al corrente di una "terapia" esistente solo su internet) chiedete un altro parere. Ma prendiamo l'abitudine di ragionare da soli finchè la nostra cultura ce lo permette. Usiamo la logica, la critica, una posizione in partenza cauta e scettica che deve diventare favorevole solo di fronte a prove, dimostrazioni e punti fermi. Chi vi vende la panacea...lo fa per guadagnare non per curare. I guaritori pensano ai nostri soldi, non alla nostra salute.
Prendiamo esempio da Rhys.
Stiamo parlando oltretutto di prodotti venduti per curare malattie anche gravi ed ogni decisione quindi è preziosa e delicata.

Chissà se anche in Italia sarà il volto di un giovanissimo (ahhh un piccolo MedBunker, magari!) a denunciare finalmente tutte le truffe mediche che si trovano su internet...sarebbe pure ora...
Anzi, un invito a tutti quelli che "credono" alle medicine alternative: impegnatevi a smascherare i ciarlatani ed i truffatori, date la caccia a chi vuole imbrogliare voi, i vostri cari ed i vostri amici, non gli date possibilità di espandere la loro clientela, rintracciateli e svergognateli invece di ergerli a geni incompresi, ci guadagneremo tutti per il semplice motivo che l'interesse è comune a tutti.

Alla prossima.

Dell'avvenimento ha parlato Query on line, la rivista del CICAP in formato digitale.

mercoledì 13 ottobre 2010

Bad Medicine (III parte): Thalidomide

Uno dei peggiori drammi medici del nostro secolo.

È la storia raccapricciante della Thalidomide (o Talidomide).
Si tratta di una sostanza sperimentata alla fine degli anni 50 e posta in vendita dopo un "regolare" (per quegli anni) periodo di sperimentazione.
Sembrava un prodotto rivoluzionario: un farmaco sedativo, antinausea e tranquillante senza particolari effetti collaterali.
Nel 1956, periodo della sua immissione in commercio, l'industria farmaceutica tedesca Grunenthal (ancora oggi esistente) commissionò i test clinici del principio attivo al capo del suo dipartimento chimico Wilhem Kunz che effettuò gli esperimenti definendoli positivi e senza particolari rischi per i pazienti.
La "regolare" sperimentazione si era rivelata in realtà molto affrettata e basata su elementi debolissimi e controlli praticamente inesistenti. I test effettuati sui pazienti erano raccolti dall'azienda produttrice da esperimenti effettuati in varie parti del mondo. Uno studio su vari pazienti tra i quali donne che allattavano fece concludere alla Grunenthal che il farmaco non mostrava di poter provocare danni a donne in allattamento e a neonati, un altro studio effettuato a Singapore parlava di mancanza di effetti collaterali su donne in gravidanza ma con il piccolo particolare che erano citati gli effetti sulle donne ma non vi era nessun accenno su eventuali effetti sul feto.
Posto in commercio il farmaco si diffuse rapidamente e non essendo controindicato in gravidanza veniva prescritto in maniera particolare alle donne gravide proprio per le sue proprietà: a volte la nausea nelle prime settimane di gestazione è davvero un problema quasi irrisolvibile ed i farmaci disponibili in quegli anni erano controindicati.
Le vendite andavano bene, il farmaco era disponibile senza obbligo di ricetta (l'equivalente di un farmaco da banco di oggi) e non sembravano esserci particolari problemi di accettazione da parte dei pazienti o di effetti segnalati. Ma era una bomba ad orologeria.

Quasi un anno dopo la sua comparsa sul mercato si notò un'eccezionale ed inusuale incidenza di gravi malformazioni neonatali che furono segnalate da alcuni medici di famiglia all'azienda che produceva il farmaco ma questa continuava ad inviare report di studi che "provavano" l'innocuità del farmaco o non rispondeva alle richieste di attenzione. In uno studio l'azienda sottolineava come un professore di ostetricia aveva utilizzato il farmaco nel suo reparto senza alcun problema. Anche qui vi era una manipolazione: le donne trattate non erano in gravidanza ma in allattamento. La scarsità di documentazione e la debolezza degli studi indussero la FDA americana (l'organismo che approva i farmaci negli Stati Uniti) a rifiutare la messa in commercio della Thalidomide nel territorio degli Stati Uniti d'America e questo fu un gesto che salvò migliaia di bambini probabilmente e l'ispettrice dell'organizzazione (Frances Oldham Kelsey) fu premiata per questo dal presidente americano Kennedy.


Il dramma non era che all'inizio. Le nascite di bambini malformati continuavano ad aumentare e si notò che vi era un'altissima concentrazione di piccoli affetti da focomelia (che normalmente colpisce un neonato ogni quattro milioni di nuovi nati), una malformazione agli arti (soprattutto superiori) che comporta la mancata formazione delle ossa lunghe di braccia o gambe o addirittura l'assoluta mancanza degli arti, frequente l'associazione di altre malformazioni più o meno gravi.
Non poteva essere un caso.

Diversi medici indagarono su quello che stava succedendo, sembrava ormai chiaro che le malformazioni avevano una causa comune, si ripetevano costantemente, in nazioni diverse e simili per tipo di patologia.
Un ostetrico australiano ed un pediatra tedesco (William Mc Bride e Widukind Lenz) studiarono i casi e segnalarono il possibile collegamento tra l'assunzione del farmaco e la comparsa di anomalie fetali. In seguito il dott. Lenz con uno studio statistico dimostrò la correlazione ed inviò i suoi dati al ministero della salute tedesco.
Tra il 1960 e l'anno successivo nacquero almeno 20˙000 bambini focomelici in tutto il mondo, circa 8˙000 in Europa il paese più colpito fu la Germania.
All'inizio del 1961 la Grunenthal fu messa sotto pressione con la richiesta di chiarimenti e di fornire ulteriori e più precise prove delle sperimentazioni del farmaco. Reticenze e ritardi causarono altre vittime ma quando l'eco del dramma arrivò sui giornali di tutto il mondo l'azienda fu costretta a fare un'ammissione che scandalizzò tutti: il farmaco non era mai stato provato su donne in gravidanza per testarne gli effetti sul feto.
La cosa che più colpì l'opinione pubblica e gli stessi operatori sanitari furono i risultati delle inchieste successive. La Grunenthal sapeva di questo particolare ma lo sottovalutò ed ancora più grave il fatto che quando comparvero i primi casi di malformazione fetale non fu fatto nemmeno il tentativo di bloccare il farmaco ormai consigliato a tutte le donne in gravidanza.
Nel dicembre 1961 la Thalidomide fu ritirata con procedura d'urgenza da tutte le farmacie e ne fu proibita la vendita.
In Italia una delle forme commerciali della Thalidomide si chiamava Sedimide, altre confezioni in commercio avevano il nome di Imidene e Quietoplex.


Nel 1968 iniziò il processo a carico dell'industria tedesca, centinaia di famiglie e di "figli della Thalidomide" accusarono l'azienza ed i suoi dirigenti di aver deliberatamente avvelenato la popolazione e di non aver fatto nulla per impedirlo.
Il processo era monumentale e di questo ne approfittarono i difensori della Grunenthal che tra rinvii, richieste di documentazione e cavilli burocratici, ottenne la sospensione del giudizio perché il reato nel frattempo era caduto in prescrizione.
Anche l'opinione pubblica si era affrettata a dimenticare i fatti e così i giornali. Non ci fu quindi praticamente nessuna reazione al fatto che la Grunenthal non pagò mai moralmente per quello che successe. Un indennizzo fu comunque richiesto in sede civile.
Nel 2007 l'erede dei proprietari della Grunenthal di quegli anni, Sebastian Wirtz, ha per la prima volta e pubblicamente chiesto scusa a tutte le vittime del farmaco maledetto dichiarandosi disposto ad aiutare nel migliore dei modi chiunque abbia ricevuto danni dalla Thalidomide:

Il talidomide è e resterà sempre una parte fondamentale della nostra storia. La mia famiglia è profondamente dispiaciuta a riguardo. Ciò che mi fa riflettere maggiormente è come, a chi, quando e con quali conseguenze sia possibile chiedere scusa.

Sembrerà strano notare come proprio il dramma della Talidomide aprì un nuovo capitolo in medicina. In quegli anni si credeva che il feto fosse completamente protetto dall'utero e che quindi non esisteva nessun pericolo derivante dall'assunzione di sostanze pericolose. Si era convinti inoltre che se una sostanza risultava innocua per l'adulto, lo fosse automaticamente anche per il feto.
Oggi (anche "grazie" a questo avvenimento) si sa che non è così. Sono tantissime le sostanze (ma anche i virus, i batteri...) che riescono ad attraversare l'utero e raggiungere il feto e soprattutto quest'ultimo ha delle caratteristiche che lo rendono vulnerabile agli effetti di alcune sostanze che in età adulta risultano assolutamente innocue.
Questo è ancora più vero nei primi giorni di gravidanza quando si formano i principali organi ed apparati ed un'influenza negativa può risultare drammatica.
Certamente le malformazioni non hanno sempre natura esterna, spesso si tratta di condizioni genetiche o cromosomiche ma sappiamo che le influenze ambientali possono causare danni, anche gravi.

C'è poco da rallegrarsi però, la conoscenza di questi meccanismi è costata troppo in termini di salute, vite umane e dolore. Leggerezza o voglia di denaro, ignoranza o superficialità a questo punto conta poco capire le cause di una tragedia ormai entrata nella storia della medicina.
Oggi esistono ancora i "figli della Thalidomide", anche in Italia (non fu mai effettuato un censimento preciso ma si stimano più di 1˙000 affetti) e solo nel 2009 il governo italiano ha stabilito un indennizzo ai danneggiati da Thalidomide.
Come trovare una ragione a tutta questa storia è davvero difficile.
Di tremendo ci furono migliaia di bambini danneggiati, con lesioni gravissime, sicuramente molti morti mai diagnosticati in quanto deceduti nel periodo fetale o embrionale, sofferenze, dolore e rabbia. Di buono ci fu molto poco, quasi nulla. A voler essere generosi forse questa disavventura ci ha insegnato a stare molto più attenti nell'approvazione di un farmaco. Da quel momento infatti le regole per approvare un nuovo prodotto sono diventate più ferree soprattutto riguardo lo stato di gravidanza. Oggi è obbligatorio testare qualsiasi nuovo farmaco anche in gravidanza (prima su cavie animali poi su umani).

In via teorica qualsiasi sostanza potrebbe provocare danni al feto ma spesso è proprio l'uso prolungato e l'esperienza fatta negli anni che consentono l'utilizzazione di un farmaco con relativa tranquillità.
Dal punto di vista legale le aziende farmaceutiche si sono tutelate con una semplice frase riportata ormai praticamente su tutte le confezioni di farmaci: "in gravidanza utilizzare solo in caso di effettiva necessità e sotto controllo medico". Come dire: noi vi avevamo avvertiti.
È per questo che in linea di massima in gravidanza sono controindicati i farmaci e le prescrizioni si limitano a quelli davvero necessari o che hanno dimostrato assoluta innocuità.
Non ci resta quindi che "accontentarci" di quanto questa storia ci ha lasciato come esperienza umana, la farmacovigilanza e gli obblighi di legge per l'approvazione di un farmaco nacquero proprio in seguito a quel terribile errore proprio perché un errore deve servire a non ripeterlo mai più.
Come vedremo prossimamente però non è sempre così ed a volte l'uomo sbaglia sapendo di sbagliare, riesce cioè ad essere disumano ripetendo i propri errori pur sapendo di danneggiare il prossimo. Se nel caso della Thalidomide c'è sempre lo spiraglio dell'errore in buona fede o dell'imprudenza fatale in altri casi questa attenuante non esiste. A pagare se non con la vita almeno con la salute sono sempre vittime inconsapevoli.


Alla prossima.

giovedì 7 ottobre 2010

Oltre ogni limite: autochirurgia

Una storia di determinazione e voglia di vivere incredibile.

A job like any other, a life like any other
(Un lavoro come qualsiasi altro, una vita come qualsiasi altra)

E' la risposta di Leonid Rogozov a chi gli chiedeva come giudicasse il suo lavoro e la sua vita dopo l'esperienza oltre ogni immaginazione che il medico russo visse nel 1960.
La vicenda è talmente fuori dal normale che il modo migliore di viverla è sentirla raccontata dal suo stesso protagonista. Giudicate voi stessi se davvero il suo gesto è "come qualsiasi altro".
Intanto però conosciamo chi è colui che ci racconterà la sua storia.

Leonid Rogozov era un giovane medico chirurgo russo. A 27 anni decise di abbandonare temporaneamente i suoi studi specialistici perchè era giunto il momento di una svolta nella sua vita. Rogozov organizzava da tempo una spedizione memorabile, sognata da bambino ed era pronto per realizzare quel desiderio a costo di lasciare da parte una promettente carriera da chirurgo. Una spedizione in Antartide. Era quello che sognava. Disposto a tutto era già in contatto da tempo con un team di scienziati.
Così saputo che si stava preparando una spedizione e che il gruppo pronto a partire cercava proprio un medico si propose.
Leonid era in gamba e non servì tanto tempo per farsi accettare. Era il medico ufficiale della missione ormai in partenza.

Il dottor Leonid Rogozov a destra, con un suo compagno di spedizione

La storia di Leonid Rogozov ci viene raccontata dallo stesso protagonista e dal figlio che, raccolti i documenti e le testimonianze, ne fa un uso "scientifico": medico anche lui, pubblica la storia del padre sul British Medical Journal.
E' l'epilogo migliore e meritato che poteva sperare il protagonista della vicenda.
Da questo momento utilizzerò le parole del dottor Rogozov e di suo figlio per far rivivere quelle ore.

La spedizione partì da Leningrado il 5 novembre 1960 con sei scienziati a bordo della nave Ob che aveva come destinazione l'antartico. Obiettivo la costruzione di una base nella zona di Schirmacher (una lunga lingua di ghiaccio di 25 chilometri) nella quale la squadra avrebbe passato tutto l'inverno: esattamente nove settimane dopo, la nuova base chiamata Novolazarevskaya era pronta ad accogliere dodici uomini in totale, i sei provenienti da Leningrado ed altri sei già presenti nella zona per altri progetti.
La preparazione della base arriva giusto in tempo. In un paio di settimane sarebbe iniziato l'inverno: freddo intensissimo, tempeste, buio, impossibilità di comunicazione e di trasporto. Per chilometri gli unici uomini sarebbero stati loro e nessuno avrebbe potuto raggiungerli. Attorno solo ghiaccio.
Passano i giorni, i ritmi sempre uguali, il lavoro. Il medico della spedizione diventa anche autista e metereologo, tutti sono cuochi, meccanici, idraulici non si va per il sottile a  -60 gradi. Leonid però è l'unico medico ed è il solo che può pensare alla salute della spedizione.

26 Aprile 1961
Rogozov sta male.
Debolezza, malessere e nausea e poi dopo qualche giorno un dolore alla parte bassa dell'addome, prima in alto poi, definitivamente fisso in  basso a destra. La sua temperatura corporea aumenta ma non è allarmante, 37,5 gradi. Scrive il medico nel suo diario:
Sembra che mi sia beccato un'appendicite. Mantengo la calma, provo anche a riderci su. Perchè spaventare i miei compagni? Chi potrebbe essere d'aiuto? L'unico contatto tra un esploratore antartico e la medicina sarà stato probabilmente sulla sedia del dentista...
Per lui non è difficile fare diagnosi su se stesso, è un'appendicite e sa che solo un intervento chirurgico può risolvere la situazione.
Rogozov si rende conto di essere in un momento molto delicato. In mezzo al ghiaccio senza possibilità di trasporto o di comunicazioni, le tempeste di neve impediscono anche l'arrivo di mezzi dal cielo e, cosa più drammatica, è l'unico medico del campo. Può utilizzare i farmaci delle casse di emergenza, ci sono degli antibiotici, potrebbero aiutarlo, anche perchè se non dovessero farlo la situazione precipiterebbe irrimediabilmente.

30 Aprile 1961
Usati gli antibiotici, gli antinfiammatori, il ghiaccio sulla parte dolorante. Niente.
Le condizioni peggiorano. La nausea, il dolore e la febbre sono aumentate...:

Non ho dormito per nulla stanotte. Un dolore tremendo! Una tempesta di neve che mi ha lacerato l'anima ululando come centinaia di sciacalli. Non mi sembra ci siano sintomi imminenti di perforazione [intestinale, ndt] ma avverto un forte presentimento...succederà...devo pensare all'unica cosa possibile da fare: operarmi da solo...è quasi impossibile ...ma non posso abbandonarmi del tutto.
Proprio così, Leonid non può abbandonare proprio ora ma l'unica soluzione possibile che possa salvarlo è anche quella più folle, la più impensabile: compiere un'operazione chirurgica su se stesso. Non ci sono altre alternative possibili.
Continua il medico nei suoi appunti:

ore 18,30: Non mi sono mai sentito così tremendamente male in tutta la mia vita. La base trema come un giocattolino in mezzo alla tempesta. I ragazzi lo hanno capito. Arrivano a calmarmi ma io sono arrabbiato con me stesso, ho rovinato il giorno festivo di tutti: domani è il primo maggio ed ora tutti corrono in giro a preparare l'autoclave [per sterilizzare gli strumenti, ndt.]. Dobbiamo sterilizzare la biancheria, ci prepariamo ad operare.

ore 20,30: Mi sento peggio. L'ho detto ai ragazzi. Ora cominciano a portare tutto quello che non ci serve fuori dalla stanza.

Così successe. La stanza fu liberata dal superfluo, furono scelti tre componenti del gruppo che avrebbero assistito Rogozov nella sua disperata impresa e si sterilizzarono ferri chirurgici, teli di cotone e lino, abiti e per quanto possibile si pulì l'intera "sala operatoria" di fortuna. Rogozov spiegò ai tre prescelti cosa sarebbe successo, i tempi dell'operazione, i compiti di ognuno. L'equipe era formata dal meteorologo Artemer, dal meccanico Teplinsky e dal direttore di base Gerbovich. Quest'ultimo era un componente "di riserva" che sarebbe entrato in campo solo nel caso uno degli altri due fosse preso da panico o da nausea. I primi due avrebbero rispettivamente tenuto e passato gli strumenti chirurgici e tenuto uno specchio che avrebbe permesso al medico di guardare il suo addome durante l'operazione. Naturalmente nessuno dei tre aveva mai avuto esperienza medica nè aveva mai partecipato ad un intervento chirurgico.
Prima di iniziare Rogozov preparò dei farmaci di rianimazione e spiegò come utilizzarli in caso di suo svenimento o perdita di coscienza. Poi si premurò di disinfettare egli stesso le mani dei suoi compagni di squadra e si sistemò sul letto. In posizione inclinata lievemente verso sinistra e non completamente sdraiato, con guanti, cappello e mascherina.

Rimosso per un attimo il lato "romantico" ed eroico della vicenda, c'è da dire che in effetti il medico non aveva altre alternative (se non quella di morire) ed in più la disperazione e lo smarrimento dovuti al dolore lo hanno certamente spinto verso quella decisione che appare totalmente fuori dal comune. Questo non toglie nulla comunque alla vicenda che resta sicuramente incredibile.
Da sottolineare che l'appendicectomia (la rimozione dell'appendice che è una parte a forma di tubicino del nostro intestino che si trova nella zona inferiore destra del nostro addome) pur essendo oggi un intervento abbastanza di routine, presenta i rischi di qualsiasi intervento chirurgico. Il rischio di lesioni ad altre parti dell'intestino, il sanguinamento inevitabile che deve essere fermato in tempo ed altro. In più la "manipolazione" del peritoneo (una membrana che ricopre tutta la cavità addominale e che deve essere incisa ed aperta per poter raggiungere l'appendice) causa tipicamente un senso di nausea molto forte (per via della sua innervazione). Quando l'appendice si infiamma uno dei rischi più temibili è la sua perforazione: l'infiammazione provoca la "morte" (la necrosi) del tessuto intestinale e l'appendice letteralmente si buca. In questo caso la vita viene salvata solo da un intervento molto più esteso e complicato ma nella situazione del medico russo un'evenienza del genere avrebbe significato sicuramente la fine.
Considerando tutto questo, lo stato del medico russo e le condizioni ambientali, non si può certo dire che il gesto di Rogozov sia stato un gioco da ragazzi. Pensiamo anche al fatto che in caso di errore il dramma si sarebbe compiuto inevitabilmente e nel peggiore dei modi.

Poco prima di iniziare, dopo la disinfezione della sua cute, preferì togliersi i guanti. In quelle condizioni forse sarebbe stato meglio fidarsi del tatto e della sensibilità delle dita.
Alle ore 02,00 inizia l'intervento chirurgico.

Dopo 20 ml di procaina allo 0,5% come anestetico direttamente sull'addome, Rogozov incise la sua pelle per circa 10-12 centimetri. Qualche decina di minuti e dovette fermarsi per la stanchezza e la nausea e queste pause si ripetevano regolarmente. L'intervento durò 45 minuti. Rogozov iniettò antibiotico direttamente nella cavità addominale. Alla base dell'appendice infiammata, una perforazione di 2 x 2 centimetri. Ci fu anche un piccolo errore (venne incisa una parte dell'intestino) che il medico rimediò con pazienza.
Fu chiamato un quarto partecipante per scattare delle foto:
Scrisse una delle tre persone presenti all'evento nel suo diario:

Quando Rogozov fece l'incisione e manipolava le sue viscere, appena rimossa l'appendice l'intestino cominciò a gorgogliare e questo fu molto impressionante per noi; venne voglia di andare via, scappare, evitare di guardare ma mi sono controllato e sono rimasto. Artemev e Teplinsky tennero anch'essi il loro posto anche se dopo voltarono la testa per non guardare, tutti e due ebbero delle vertigini e furono vicini allo svenimento...Rogozov era invece calmo e concentrato, ma gli scendeva il sudore giù per il viso e spesso chiedeva a Teplinsky di asciugargli la fronte... L'operazione finì alle 4 di mattina. Alla fine Rogozov era molto pallido e naturalmente stanco ma finì tutto perfettamente.
La ripresa fu abbastanza rapida. Rogozov utilizzò dei sonniferi per riposare la prima notte ma già dopo quattro giorni le sue funzioni tornarono normali ed al quinto giorno era sparita anche la febbre.

Due settimane dopo l'intervento il medico tornò al suo regolare lavoro alla base antartica, stava molto bene e non risentiva affatto di quello che era accaduto. Ci racconta:
Ho scelto una posizione semiseduta. Spiegai a Teplinsky come tenere lo specchio. Il mio povero assistente! Alla fine dell'intervento ho guardato verso di lui: era lì con il suo camice bianco e la sua faccia era più bianca del camice. Mi sono pure spaventato. Ma quando ho preso l'ago con l'anestetico e mi sono fatto la prima iniezione, in qualche modo sono entrato automaticamente nella "versione chirurgo" e da quel momento non mi sono accorto di nient'altro. Ho lavorato senza guanti, era difficile vedere bene. Lo specchio aiuta ma confonde, dopotutto mostra le cose al contrario, così ho lavorato molto con le mani. Il sanguinamento era copioso ma ho preso il tempo che mi serviva, ho provato a lavorare in sicurezza. Aprendo il peritoneo ho lacerato una parte dell'intestino ed ho dovuto ripararla. Improvvisamente un lampo ha attraversato la mia mente: potrebbero esserci altre lacerazioni qui ed io nemmeno me ne accorgerei...stavo diventando sempre più debole ed il mio cuore cominciava a cedere. Ogni 4-5 minuti mi  fermavo per 20-25 secondi. Finalmente eccola, la maledetta appendice! Con orrore mi accorsi della zona scura alla sua base [tessuto necrotico, ndt.], voleva dire che un altro giorno sarebbe significato la morte per me...
Nel momento peggiore, quando rimossi l'appendice, realizzai: il mio cuore ebbe un sussulto e rallentò. Bene, poteva finire tutto molto peggio ed è stato evitato togliendo l'appendice.
E quando capii tutto ciò, proprio in quel momento, ebbi salva la vita.
Non è l'unico caso di autochirurgia ed in un prossimo articolo ne racconterò altri, altrettanto incredibili, ma questo è uno dei più noti (e devo dire emozionanti).

Leonid Rogozov al ritorno in patria ricevette delle onorificienze e diventò professore di chirurgia. La sua esperienza fu raccontata da diverse fonti ed il figlio (anch'esso medico) la pubblicò sul British medical Journal.
Rogozov morì nel 2000.

Non so se Rogozov possa essere definito eroe o disperato o soltanto un uomo che fa i conti con il suo istinto di sopravvivenza ma di sicuro ha compiuto un gesto entrato nella storia, della medicina e dell'uomo.

Alla prossima.

La vicenda ed i particolari sono tratti dalla pubblicazione sul BMJ di Vladislav Rogozov, dalla descrizione in inglese del caso da parte dello stesso Rogozov tradotta dalla relazione in russo dello stesso sulla spedizione antartica (Rogozov LI. Operacija na sebe. Bjulleten sovietskoj antarkticheskoj ekspeditzii 1962;37:42-4.).