lunedì 25 giugno 2012

Come si fa? La rianimazione.

Nell'ottica di diffondere scienza e medicina, mi sono chiesto se anche questo tipo di articoli possano servire ad avvicinare chi legge ad argomenti medici non solo interessanti ma anche utili. La maggioranza delle persone conoscono le procedure mediche molto superficialmente, spesso in maniera scorretta e non rispondente alla realtà. Proverò a spiegare "come si fa" un atto medico (che resta riservato, nelle sue forme più complesse, ai medici o agli operatori sanitari addestrati) senza per questo pretendere di fare una lezione, si tratta semplicemente di nozioni che è meglio conoscere.
In questo caso parlerò di primo soccorso, nei prossimi articoli spiegherò "come si fanno" altre cose in medicina, come una fecondazione assistita, come intervenire in caso di soffocamento o, per esempio, come si fa una diagnosi di malattia.
Perchè?
Perchè l'ignoranza è nemica del progresso ed in campo medico può essere addirittura pericolosa.

Le nozioni di primo soccorso (che non sono, naturalmente, lezioni di medicina), possono avere un ruolo fondamentale nella possibilità di aiutare una persona in difficoltà, possono addirittura salvare una vita e non è poco, tanto che in molte nazioni, le procedure di primo intervento che sono alla portata di qualsiasi persona sono insegnate a scuola, anche ai bambini.

Mi stupisco quindi perchè in Italia non siano effettuate campagne di educazione pubblica al primo intervento, è certo che la diffusione di alcuni semplici accorgimenti potrebbe salvare diverse vite ogni anno. Se non esistessero le associazioni private e le ONLUS che ogni anno organizzano corsi di primo soccorso (che consiglio a tutti di frequentare), la nostra capacità di aiutare materialmente una persona in immediato pericolo di vita sarebbe assolutamente nulla. Resta comunque inadeguata.

Approfitto quindi di questo "vuoto" per provare a dare dei consigli.

Avevo pensato di mettere il "bollino rosso" per sconsigliare l'articolo ai facilmente impressionabili ma l'argomento è rivolto a tutti e chiunque potrebbe trovarsi davanti ad una situazione di emergenza. Superiamo il panico quindi, molto meglio sapere cosa fare che agitarsi in preda all'assoluta impossibilità di intervenire.
Iniziamo.

Immaginate di trovarvi davanti ad una persona che ha immediato bisogno di aiuto: si trova a terra, sembra incosciente e non si evidenzia alcun segno di vita. Chiamare i soccorsi pubblici è la prima cosa da fare ma come comportarsi nell'attesa del loro arrivo?
I primi soccorsi possono essere tanto importanti da cambiare il decorso di un grave incidente. E' chiaro che chi non è medico non deve fare nulla che non sia di sua competenza e non deve compiere nessun gesto azzardato, ma sapere almeno cosa fare in prima battuta è sicuramente un aiuto per la vittima dell'incidente e per chi lo circonda.
In questo primo esempio, spiegherò come si effettua una rianimazione cardiopolmonare.
Premessa: se non si è sicuri di quello che si dovrebbe fare meglio evitare. Le manovre di primo soccorso sono realmente semplici ed alla portata di tutti ma bisogna conoscerle. Altro aspetto importante: cercare di non farsi prendere dal panico. Non è facile ed è umanissimo provare ansia e confusione davanti ad una situazione di allarme ma il panico è nemico dell'efficienza e mantenere per quanto possibile la calma è un requisito fondamentale. Sapere cosa bisogna fare è il primo passo per mantenere un atteggiamento più "freddo" possibile.
Altra premessa: chiamare subito i soccorsi. Chiamando il 118 (il servizio è gratuito anche se il telefono non ha più credito) e cercando di spiegare in maniera chiara e precisa l'evento che si è presentato alla nostra osservazione è la cosa migliore da fare in prima battuta. L'ideale sarebbe quello di essere in più persone: uno chiama i soccorsi e quello che sa compiere le manovre di rianimazione si prepara a farle.
Prima di chiamare i soccorsi sarebbe utile ricordare esattamente l'indirizzo dove sta avvenendo il fatto e ripassando mentalmente le cose essenziali da dire, questo per evitare confusione e fraintendimenti.

Alla fine di ogni paragrafo inserirò delle parole chiave, memorizzandole potrete ricordare le nozioni principali.

La rianimazione cardiopolmonare

E' importante sapere che le manovre di rianimazione sono semplici, efficaci ed alla portata di tutti, richiedono un solo requisito: bisogna sapere cosa fare.
Non mi dilungherò in particolari tecnici o spiegazioni di fisiologia, in quel momento non interessano a nessuno, è importante memorizzare i vari passaggi e provare ad esserne padroni.

Prima nozione: un massaggio cardiaco (esterno) si effettua quando vi è la prova che per qualsiasi motivo (conosciuto o meno), la persona che abbiamo di fronte ha subìto un arresto dell'attività del cuore. Come fare a capirlo? Il modo più semplice e veloce è accertarsi della presenza del battito. Spontaneamente verrà la tentazione di controllare dal polso (inteso come la parte che unisce il braccio alla mano). In realtà il modo più semplice è quello di valutare la presenza di battito cardiaco dalla carotide (ed il punto nel quale si dovrebbe sentire il battito si chiama "polso carotideo") che è un'arteria che scorre in una parte del collo di tutti noi. Sembra difficile ma non lo è.
Il "polso carotideo" si percepisce proprio sotto la mandibola, premendo con decisione e senza paura. Per rendersi conto di questa percezione per prima cosa si può provare su noi stessi. Mettendo tre dita "a piatto" sul collo, subito sotto la mandibola (più o meno dove questa forma un angolo che poi prosegue con il collo) sentiremo una pulsazione: è quella dell'arteria carotidea. Dopo aver provato su di noi, proviamo su un'altra persona, il "battito" si sente in maniera evidente. Se una persona non ha più attività cardiaca questa pulsazione non sarà percepibile, basta "premere" per pochi secondi (meno di dieci).

Polso carotideo: premere sul collo, sotto la mandibola, per accertarsi della presenza di attività cardiaca

Se non si è sicuri ripetere la stessa manovra dall'altro lato della testa.
In caso di arresto cardiaco la persona è incosciente, il colorito è pallido (grigiastro), non respira.

Come fare a capire se esiste una respirazione spontanea?
Guardando controlliamo il torace: se si espande e poi si abbassa la persona ha ancora un respiro spontaneo che è possibile anche "ascoltare": ponendo l'orecchio molto vicino alla bocca dell'individuo da soccorrere (per circa 10 secondi) cerchiamo di sentire se esistono "rumori" da respirazione. Sono abbastanza evidenti, se esistono. Nello stesso tempo (mentre abbiamo la testa piegata per "sentire" la respirazione), con la posizione della nostra testa accanto alla bocca dell'infortunato che abbiamo in quel momento (stiamo cercando di ascoltare l'eventuale presenza di respiro), se viene emessa aria, questa potrebbe essere sentita sulla pelle del nostro viso, vicinissima. Abbiamo quindi diverse "sensazioni" che ci permettono di valutare la presenza o meno di respirazione autonoma della persona da soccorrere che potremmo riassumere con la sigla G.A.S.=Guarda, Ascolta, Senti.

E' bene ricordare che se vi è un respiro spontaneo vi è ancora attività cardiaca.
Per questo motivo esamineremo il caso più grave: assenza di respiro e di attività del cuore.

Ci siamo accorti che questa persona non ha più attività cardiaca e non respira?
Questo vuol dire che l'unico modo di aiutare il malcapitato in attesa dei soccorsi è "premere" il cuore in modo da consentire lo scorrimento di sangue nel corpo e quindi facilitare l'ossigenazione. A questa manovra è da associare la respirazione artificiale che ha lo stesso scopo ma con il fine di assicurare un continuo apporto di ossigeno. Ma prima di tutto bisogna chiamare (o fare chiamare) un'ambulanza.

Parole chiave: Carotide-GAS-118

Il nostro scopo quindi è quello di mantenere un'adeguata ossigenazione in attesa dell'arrivo dei soccorsi. In pochi minuti (5-6) il cervello soffre della mancanza di ossigeno causata dall'arresto cardiaco, in 10 minuti è possibile che questa mancanza di ossigenazione conduca alla morte. Per questo motivo è fondamentale "guadagnare tempo", in attesa dei soccorsi già chiamati.

Ecco cosa vogliamo ottenere con il massaggio cardiaco

Piano rigido, massaggio, respirazione.

Dobbiamo fare a questo punto tre cose:
1) Assicurarci che si trovi in un piano rigido: il più comune è il terreno, basta quindi posare la persona sdraiandola a terra. Eseguire le manovre in un piano "morbido" (letto, materasso, divano...) renderà tutto inefficace.
2) Iniziare un massaggio cardiaco
3) Iniziare la respirazione artificiale

Intanto ricordiamo di eseguire il massaggio cardiaco, poi penseremo alla respirazione artificiale.

Il massaggio cardiaco

Dopo aver sistemato la persona sul terreno e liberandola da indumenti troppo stretti (che ostacolano noi e chi sta male), per esempio allentando la cravatta o il colletto di una camicia, iniziamo il massaggio cardiaco:

1) Posti a fianco della persona, in ginocchio.
2) Braccia dritte e rigide, una mano al centro del torace, l'altra mano afferra la prima. Le braccia sono perpendicolari al torace della persona incosciente.
3) Premere per 30 volte (abbastanza velocemente, poco più di una pressione al secondo). Come contare? La prima pressione inizia con 1001 e si prosegue: 1001, 1002, 1003, 1004...e così via. Questa numerazione serve a scandire con una buona approssimazione, il ritmo corretto di pressioni sul torace.
Il massaggio cardiaco non è una procedura che si effettua "lentamente" ma "velocemente". Non dobbiamo "premere" con le braccia ma con tutto il peso del corpo. Non bisogna temere di "esagerare", è molto più efficace un massaggio un po' più energico del dovuto che uno un po' più "delicato" di quanto necessario.
Le braccia sono perpendicolari al torace della persona da rianimare


Alla fine delle 30 pressioni, possiamo eseguire un ciclo di respirazioni artificiali.
In totale la rianimazione è composta da un ciclo di 30 pressioni e 2 insufflazioni, ripetendo i cicli fino all'arrivo dei soccorsi.

Parole chiave: a terra-30 pressioni veloci

Vista la fatica che quasi inevitabilmente comporta l'eseguire le manovre di rianimazione, l'ideale sarebbe alternare l'intervento con un'altra persona, se non fosse un'opzione realizzabile, ricordarsi di proseguire per più tempo possibile. Se per qualsiasi motivo (insicurezza, rischio, difficoltà) non fosse possibile procedere con la respirazione artificiale, proseguire solo il massaggio cardiaco con cicli da 100 pressioni.

Respirazione artificiale

Conosciuta come "respirazione bocca a bocca", ha lo scopo di insufflare aria (quindi ossigeno) nei polmoni di una persona che non respira più spontaneamente.
In generale non si corre alcun rischio particolare di contrarre infezioni per il contatto tra la bocca del soccorritore e quella del soggetto inanimato, diverso se vi sono tracce di sangue. In questo caso è possibile pulire velocemente la bocca della persona senza sensi e porre una barriera tra la propria bocca e quella della persona da rianimare (un fazzoletto pulito, un panno sottile), evitare di infilare dita o altri oggetti all'interno della bocca. In caso di dubbi o paura nell'affrontare il rischio rinunciare alla manovra e limitarsi al massaggio cardiaco. Se vi è molto sangue è sconsigliato proseguire nell'effettuare la respirazione artificiale.
La tecnica è relativamente semplice ma bisogna seguire alcuni passi.
1) Stendere la persona in un piano rigido (a terra, meglio), iperestendendo la testa (cioè portandola molto indietro).

Respirazione artificiale, la testa è portata completamente all'indietro, come mostrato nella figura
La mano che tiene la fronte, chiude anche le narici

2) Mettere una mano sopra il torace di questa persona (serve a percepire le espansioni dello stesso quando insuffliamo aria e le seguenti depressioni).
3) L'altra mano è poggiata sulla fronte della persona da soccorrere e con due dita stringe le narici per impedire fuoriuscita dell'aria.
4) Portare la propria bocca a contatto stretto dell'altra (una sorta di "tenuta stagna").
5) Inspirare normalmente ed espirare nella bocca della persona soccorsa, normalmente (in genere l'espirazione dura molto poco, un secondo circa), senza forza. Si sentirà (con la mano sul torace) il petto che si espande.
6) Togliere la bocca, il torace si abbasserà.
7) Ripetere questa manovra per due volte.
8) Riprendere il massaggio cardiaco.

Avremo compiuto quindi 30 massaggi e 2 respirazioni.

Se il torace non si sollevasse ricontrollare se vi è qualcosa che impedisce l'ingresso dell'aria (oggetti, dentiera, lingua) e provare a rimuoverli. Se nonostante non vi sia nulla che impedisca la manovra il torace non si espandesse interrompere la manovra e continuare con il solo massaggio cardiaco.
L'espansione toracica è visibile anche ad occhio nudo.

Parole chiavetesta indietro-2 respiri

Riassumendo:

1) Controllare se esiste coscienza (chiamare la persona, chiederle come sta...), respirazione spontanea ed attività cardiaca: GAS e polso carotideo.
2) Chiamare i soccorsi (118).
3) Posare la persona a terra, liberandola da vestiti stretti e pulendole velocemente la bocca da eventuale sporcizia o sangue.
4) Portare la sua testa fortemente all'indietro (si spinge sul mento e sulla fronte).
5) Iniziare massaggio cardiaco per 30 volte, respirazione artificiale per 2 volte.
6) Fermarsi solo quando arrivano i soccorsi.

Non ha importanza se o quando avrete bisogno di usare queste nozioni, l'importante è conoscerle.
Può salvare una vita e questo non ha prezzo.

Per semplificare la visualizzazione delle manovre ho sottotitolato un video della Croce Rossa inglese.





Qui potete scaricare un manuale di primo soccorso del 118 (la parte che ci interessa è da pagina 81 in poi) che tratta la rianimazione polmonare ma anche altri interventi in urgenza in maniera semplice e schematica. Perchè non passare una serata a ripassare le cose più importanti?
E' bene ricordare che in tutte le città esistono corsi (gratuiti!) di primo soccorso organizzati da organizzazioni pubbliche e private. Perchè non provarci?

Alla prossima.

Immagini tratte da:

http://www.linguaggioglobale.com/sos/txt/100.htm
http://www.albanesi.it/Salute/Pronto_soccorso/massaggio_cardiaco.htm
Manuale primo soccorso CRI

Bibliografia:

  • Cummins RO. “From concept to standard-of-care? Review of the clinical experience with automated external defibrillators.” Annals of Emergency Medicine. 1989;18:1269–1275.

sabato 16 giugno 2012

Guida illustrata all'omeopatia

Quante discussioni sull'omeopatia?
Tante, troppe e non si finirà mai. Questo perché nel caso di questa pratica, si tenta di dimostrare il funzionamento di qualcosa che già in origine non esiste. E' come se si discutesse sulla capacità di volare dell'unicorno: non sarebbe più corretto aspettare prima di trovarlo, un unicorno?
Per questo secondo me, prima di discutere sull'eventuale funzionamento dei rimedi omeopatici (che ad oggi non hanno mai mostrato di avere un effetto superiore al placebo), bisognerebbe dimostrare che la teoria omeopatica abbia anche una minima ragione di essere reale. Gli omeopati (ma anche la scienza) ci provano da due secoli, senza riuscirci, chi spiega i motivi di questo fallimento cerca di informare i pazienti ed i consumatori di cosa si sta parlando: solo così, forse, qualcuno aprirà gli occhi e smetterà di spendere soldi per comprare zucchero a peso d'oro. Se termini come "numero di Avogadro" e "diluizione ultramolecolare" possono essere ostici, una spiegazione più "popolare" può raggiungere un pubblico più vasto.
Così, ispirandomi a piene mani ad un articolo di un blog in lingua inglese, provo a creare una guida illustrata all'omeopatia, una serie di fumetti che spiegano cos'è e come vorrebbe funzionare un granulo omeopatico. So benissimo che questo non smuoverà la fede dei seguaci di Hannehman, ma probabilmente farà sorgere qualche dubbio a chi, appunto, ha dubbi. Quando in discussioni sull'omeopatia qualcuno mi dice "su di me ha funzionato", non rispondo dicendo che si tratta di una suggestione ma chiedo: visto che hai questa sensazione, chiediti come possa fare una pallina di zucchero ad aver "funzionato" su di te. Il punto è proprio questo, non sono i "pazienti" omeopatici ad essere stupidi, è l'omeopatia ad esserlo ed è questa la strada da percorrere per informare correttamente i consumatori. Per questo ho creato una sorta di veloce riassunto su ciò che è l'omeopatia che potrebbe fare comodo a chi non sa cosa acquista a costi spropositati credendo di comprare farmaci.

Tratto e liberamente adattato da How Homeopathy (Supposedly) Works Illustrated, ecco la guida a fumetti all'omeopatia.

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Gli omeopati credono che "il simile cura il simile", una malattia che causa debolezza sarebbe curata da una sostanza che causa la stessa debolezza, ma questo succederebbe solo quando la sostanza utilizzata è diluita ripetutamente.

Non esiste nessuna prova (e lo suggerisce pure il buon senso, immaginate di passarvi del peperoncino in un occhio che brucia e lacrima...) che per curare un sintomo bisogna assumere qualcosa che provoca lo stesso sintomo, questa ipotesi, risalente al 1800, non è mai stata dimostrata, nemmeno dagli omeopati.
Ma non finisce qui.
Più è diluita la sostanza più questa diventerebbe "attiva", questa è un'altra regola dell'omeopatia. Qualche preparazione omeopatica può presentare alcune molecole, ma questo succede per quelle a bassa diluizione, quelle ad alta diluizione (oltre la 12ma, quindi in linguaggio omeopatico oltre la 12CH) non contengono alcuna traccia della sostanza iniziale. Il tipico prodotto omeopatico (che in genere è alla 30CH ma ne esistono anche alla 200CH o più) è semplice zucchero, non contiene nulla.

Come farebbe una sostanza molto diluita ad essere più efficace di quando è concentrata non si sa, nemmeno gli omeopati lo spiegano.
Ha senso? No. Non può averne, ma questo è quello su cui si basa l'omeopatia.

Come si prescrive un omeopatico?
Il primo passo è quello di trovare una sostanza che provochi nel paziente lo stesso sintomo della malattia da curare, per esempio un prurito può essere curato con un estratto di ortica o, un'ustione*, da una sostanza acida come il succo di limone o l'aceto, oppure il bruciore agli occhi con il pepe, che provoca bruciore agli occhi. Per gli omeopati, la causa del problema non ha importanza, ne ha solo il sintomo. Un eritema cutaneo ad esempio potrebbe essere causato da un'allergia o da un'ustione, oppure da un'infezione o da tante altre cause. Il medico cerca di capire cosa può avere provocato l'eritema e se possibile elimina la causa per guarire dal sintomo: se il bruciore è causato da un'allergia, ad esempio, un antibiotico sarebbe del tutto inutile. Per l'omeopata no, si cura il sintomo, a tutti gli effetti quindi l'omeopatia non avrebbe alcun ruolo curativo ma solo di sollievo.

Scelta del rimedio in base al sintomo: il rimedio che provoca lo stesso sintomo sarà la cura.

L'omeopata sceglie il rimedio in questione, quello che produce lo stesso sintomo della persona da curare. I rimedi hanno spesso nomi strani o latini, per esempio per trattare l'insonnia gli omeopati usano "Coffea cruda", ovvero l'estratto di caffè che contiene soprattutto caffeina.
Per curare chi non riesce a prendere sonno quindi, l'omeopata prescriverà caffeina, sostanza che è conosciuta come eccitante, di certo non un sonnifero, un evidente controsenso. Non solo. Il "rimedio" non sarà prescritto solo in base al sintomo (indipendentemente dalla causa) ma anche in base a caratteristiche generali (per esempio se quel sintomo procura un senso di stanchezza o se l'infanzia del paziente è stata difficile o se, sempre per esempio, il paziente ha sete) anche se queste caratteristiche non hanno nulla a che vedere con il disturbo, una scelta quindi completamente casuale e spesso senza legami con la malattia.

Una piccola quantità di questo rimedio sarà mescolato ad acqua, per intenderci una goccia di caffeina sarà mescolata a 99 gocce di acqua. Possono essere utilizzati altri solventi, come l'alcol, ma questo renderebbe tutto più complicato visto che l'alcol, già da solo, ha degli effetti sedativi e così non potremo mai sapere se l'efficacia di un rimedio è dovuto alla caffeina diluita o all'alcol.

Una goccia di caffeina è diluita in 99 gocce di acqua. E' la prima diluizione, la 1CH.

Questa prima diluizione, in omepatia, è chiamata 1CH (diluizione centesimale di Hannehman). A questo punto le molecole di caffeina si trovano mescolate a quelle di acqua. Gli omeopati sostengono che le molecole di caffeina "comunicano" a quelle di acqua le loro caratteristiche e queste ultime, a contatto con quelle di caffeina, le "memorizzano" (la chiamano "memoria dell'acqua").

Non è chiaro come avvenga questo fenomeno e quali proprietà siano "memorizzate" (ogni sostanza può avere centinaia di effetti sull'organismo), non è chiaro nemmeno come faccia l'acqua a capire perchè memorizzare l'effetto causato sull'uomo e non quello causato in un'altra specie (ogni specie animale può avere effetti diversi dalla stessa molecola) e non si sa come mai l'acqua memorizzi le proprietà della caffeina ma non quelle degli eventuali contaminanti, della plastica del contagocce, del vetro del bicchiere, qualcuno dice che questa "attivazione" avverrebbe per merito della "succussione", procedimento che spiegherò fra poco, il problema è che dopo la "succussione" il prodotto omeopatico verrà a contatto (per forza, se viene assunto da una persona) con la lingua (piena di batteri e sostanze organiche), il palato, la saliva, la trachea ma mentre durante la preparazione l'acqua "memorizzerebbe" ciò con cui viene a contatto, subito dopo perde (non si sa perchè) questa sua capacità, sembra quasi che la molecola d'acqua capisca quando si trova in un bicchiere e quando scorre nel tubo digerente. In pratica un fenomeno paranormale.
Succede quindi qualcosa del genere:


 
Gli omeopati sostengono, come detto, che questo processo di "memorizzazione" avvenga dopo la "succussione".
Per "attivare" queste proprietà, cioè, bisogna agitare (percuotere su una Bibbia, diceva l'inventore dell'omeopatia) 100 volte il bicchiere che contiene la soluzione acqua-caffeina ogni volta che si procede con una diluizione. Già, perchè una sola diluizione non basta: per rendere più efficace il rimedio servono più diluizioni, anche 100, 1000 (l'ideatore dell'omeopatia definiva "ideale" una diluizione a 30CH).
Così si prende una goccia della prima diluizione, la 1CH e si diluisce in altre 99 gocce di acqua:

Una goccia della 1CH si diluisce in 99 gocce di acqua, è la 2CH.
A questo punto la sostanza iniziale (la caffeina), sarà presente solo in tracce. Si procede allo stesso modo fino a quando si raggiunge la diluizione desiderata, più si diluisce la sostanza più, naturalmente, essa sarà poco presente. Una 30CH avrà ripetuto il procedimento per 30 volte. Naturalmente dopo un certo numero di diluizioni, la caffeina iniziale sarà già scomparsa, per logica e per le leggi di fisica e chimica, oltre la 12ma diluizione non esiste più nessuna molecola del principio attivo iniziale (nel nostro caso la caffeina) ed oltre la 24ma anche l'acqua iniziale sarà ormai sostituita da acqua "nuova". Questo però, secondo gli omeopati, non cambia nulla, anzi, più si continua a diluire maggiore sarà l'effetto del prodotto. Continua quindi la magia che renderebbe "medicina" questo rito.

Succede qualcosa del genere:

L'acqua ormai non ha traccia del principio attivo ma le sue molecole si ricordano. Ma solo di lui, niente altro colpirà la loro memoria.



Visto che per gli omeopati maggiore è la diluizione, più potente è l'effetto, si potrebbe pensare che una diluizione altissima potrebbe causare non solo un effetto troppo potente ma anche dei pericoli per la salute. Nel caso della caffeina, ad esempio, una diluizione molto alta (100CH) dovrebbe causare gravissimi disturbi, addirittura il coma ma questo con l'omeopatia non succede, non si sa come né perchè ma l'omeopatia non ha alcun effetto collaterale, una magia quindi, però buona, altruista. L'acqua sa come comportarsi e fa solo del bene, anche di questa proprietà non se ne conoscono i motivi ed i meccanismi...

Il finale è sorprendente.
Accade un altro fenomeno inspiegabile (sono tanti eh?). L'acqua così ottenuta (quindi tanto diluita da non avere più traccia di principio attivo) è spruzzata in un granulo di zucchero (in realtà i granuli sono "spruzzati" a migliaia dentro una sorta di "ruota", tanto che un granulo riceverà più acqua omeopatica ed un altro di meno, ma questo, non si sa perchè, per gli omeopati non ha importanza. Dopo qualche tempo l'acqua evapora (quindi anche se la magia della memoria dell'acqua fosse vera, ormai non avrebbe più significato) ed il granulo, che ormai non contiene né principio attivo né acqua è confezionato per essere messo in vendita.

L'acqua che ha "memorizzato" la caffeina viene spruzzata su un granulo di zucchero. Dopo l'evaporazione dell'acqua il granulo è confezionato per essere venduto. Non contiene nulla, né caffeina né acqua.

Il granulo così ottenuto (quindi una semplice pallina di zucchero che non contiene nulla) non solo causerebbe un effetto (ma solo quello scelto dagli omeopati) dovuto alla caffeina (che non c'è più) memorizzata dall'acqua (che non c'è più) spruzzata su palline di zucchero che non hanno mai avuto contatti con la sostanza di partenza ma questo sarebbe opposto a quello causato normalmente dalla molecola sull'uomo, questo perchè possiederebbe proprietà sconosciute, tramite le quali agirebbe su strutture sconosciute con un meccanismo sconosciuto. Tutti questi meccanismi sconosciuti non li ha mai spiegati né svelati nessuno, nemmeno gli omeopati. D'altronde di una magia non si svela il trucco.

Gli studi scientifici confermano che questo non possa accadere ma gli omeopati non ci credono. D'altronde, ciò che loro sostengono, non va solo contro ogni logica ma anche contro ogni conoscenza medica, fisica e chimica.
Gli effetti di una sostanza sul corpo umano avvengono normalmente quando questa sostanza incontra un "recettore", una struttura cioè che riconosce la sostanza in questione:


Un "recettore per il caffè" non può essere stimolato senza la sua presenza (e come abbiamo visto di caffè nel granulo omeopatico non ce n'era più) ma, anche se lo facesse, agirebbe come d'abitudine (il caffè è uno stimolante) e non "al contrario" (secondo gli omeopati il caffè omeopatico sarebbe un sonnifero).
Ma l'omeopatia non sente ragioni, sostiene che il granulo di zucchero agisca in ogni caso, senza spiegarne i motivi:


Vista la palese assurdità della procedura, molti scienziati hanno provato a capire se davvero una pallina di zucchero riuscisse in questa impresa. Così hanno realizzato degli studi che hanno dimostrato quello che, grazie alle conoscenze scientifiche esistenti, già si immaginava: il granulo di zucchero non serve a curare alcuna malattia e non ha alcun effetto, anzi, per la precisione ha lo stesso effetto di un placebo (cioè di una pallina di zucchero). Concludendo:

Un granulo di zucchero ha l'effetto di un granulo di zucchero.

Questa è l'omeopatia.

Il fatto che nei granuli omeopatici (oltre la dodicesima diluizione) non ci sia altro che zucchero è un dato di fatto (noto anche agli omeopati naturalmente, si tratta di semplice chimica), tanto che la stessa presidente della SIOMI (Società italiana di medicina omeopatica ed integrativa) lo dichiara tranquillamente. La stessa persona però, quando questo è stato dichiarato dal sottoscritto si è scandalizzata (ed indignata!). Per risolvere l'equivoco allora, l'ho invitata qualche settimana fa ad un esperimento pubblico, davanti a 20 granuli (10 omeopatici e 10 di zucchero) avrebbe dovuto stabilire con qualsiasi mezzo lei volesse, quali fossero i granuli omeopatici e quali le caramelle di zucchero: non ha risposto al mio invito, presumo che non abbia modo di dimostrare le sue ragioni.
Chi acquista prodotti omeopatici potrebbe stupirsi davanti a questi fatti, il consiglio che posso dare è quello di informarsi bene e con un po' di impegno scoprirà che ha speso i suoi soldi per caramelle di zucchero vendute come se fossero "farmaci" ma capire dipende da loro, le aziende omeopatiche naturalmente si guarderanno bene dallo spiegarvi tutto ciò e vivono grazie al fatto che la maggioranza dei consumatori non abbia alcuna idea di cosa sia l'omeopatia.

Analisi chimica (cromatografia) di due composti: prima riga in alto test di funzionamento dell'esame senza usare nessuna sostanza, seconda riga prodotto omeopatico, terza riga farmaco (un acido diluito). Il prodotto omeopatico non contiene nulla.

Ovviamente le industrie produttrici di omeopatia (e gli omeopati) non smettono mai di sottolineare l'enorme successo del loro prodotto, come qualsiasi produttore, gli omeopatici non direbbe mai che l'omeopatia è un flop.
Che sarebbe la verità.
L'omeopatia è un prodotto venduto pochissimo, rappresenta lo 0,8% del venduto in farmacia, meno dei pannolini e dei prodotti di bellezza, con un calo progressivo e inarrestabile di vendite.
L'idea che l'omeopatia sia molto usata è una semplice operazione pubblicitaria.

I governi e gli ordini dei medici "chiudono un occhio" su questa pratica preferendo regolamentare un ambito che altrimenti cadrebbe in mano ad imbonitori e ciarlatani, rendendo obbligatoria la prescrizione di omeopatia solo ai medici, si cerca di contenere una potenziale minaccia per la salute. In Inghilterra, paese nel quale l'omeopatia è rimborsata dal servizio sanitario nazionale però, il Science and Technology Committee (Comitato per la scienza e la tecnologia) del parlamento d'oltremanica, ha dichiarato:
To maintain patient trust, choice and safety, the Government should not endorse the use of placebo treatments, including homeopathy. Homeopathy should not be funded on the NHS and the MHRA should stop licensing homeopathic products.

(trad.): Per proteggere la sicurezza, la fiducia e la libertà del paziente, il governo non dovrebbe incoraggiare l'uso di trattamenti placebo come l'omeopatia. L'omeopatia non dovrebbe essere finanziata dal NHS (servizio sanitario nazionale, ndt.) e l'MRHA (l'agenzia dei farmaci inglese, ndt.) dovrebbe interrompere l'approvazione di prodotti omeopatici.
Posizione simile a quella di molte istituzioni mediche in tutto il mondo:
L'associazione dei medici britannici ("l'omeopatia è stregoneria, non deve essere prescritta"), l'accademia russa delle scienze ("l'omeopatia non funziona, è pseudoscienza"), il servizio sanitario nazionale inglese (l'NHS: "l'omeopatia non funziona per nessuna malattia, i medici non dovrebbero prescriverla"), il ministero della salute spagnolo ("l'omeopatia non cura"), la Royal Pharmaceutical Society (società inglese dei farmacisti: "l'omeopatia non ha basi scientifiche né efficacia") tra le altre.

Gli omeopati, negli anni, si sono lanciati in spiegazioni talvolta fantasiose altre volte che pescano a piene mani da parti della fisica e della chimica sperimentale. Termini come "energie", "fisica quantistica" o "cluster" sono ormai di casa nel variegato mondo dell'omeopatia. Peccato che gli omeopati per primi non sappiano nemmeno di cosa stiano parlando perchè altrimenti basterebbe un esperimento fatto bene per dimostrare come esistenti le loro teorie. Le basi teoriche dell'omeopatia sono del tutto assurde: si sommistra una sostanza che provoca un sintomo per curare una malattia che provoca lo stesso sintomo (ipotesi non dimostrata e senza senso) e per fare questo si somministra un granulo di zucchero che non contiene nulla e quindi non provocherà alcun sintomo, per questo motivo il mondo quantico delle particelle subatomiche è strano, l'omeopatia è stupida.

Alla prossima.

Qui in formato .pfd, la "Guida illustrata all'omeopatia" da stampare e (per chi vuole) diffondere.

NOTA: Chi volesse approfondire il tema dell'omeopatia può leggere:

QUI: Ma l'omeopatia funziona?
QUI: Cos'è l'omeopatia?
QUI: Ma nel prodotto omeopatico, cosa c'è?
QUI: L'omeopatia funziona su animali e bambini, non è un placebo! Ma è vero?
QUI: Eppure una volta ho preso un omeopatico ed ha funzionato? Possibile?
QUI: Il caso Benveniste, l'atto finale.
QUI: La storia del prodotto omeopatico più venduto, l'Oscillococcinum.
QUI: Le leggende più diffuse sull'omeopatia.

lunedì 11 giugno 2012

Dieta alcalina: alla base della bufala

Aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Dieta alcalina (o basica) per stare bene ed evitare le malattie. Deacidificazione, disintossicazione dagli acidi, acque alcaline che migliorerebbero la salute guarendo anche le malattie più gravi. Negli ultimi anni soprattutto in "ambienti alternativi" spopolano le affermazioni che darebbero alla dieta (ed alle terapie) "deacidificanti" o "alcalinizzanti" dei poteri curativi innumerevoli, addirittura per curare il cancro.
Cosa significa? E' vero che "alcalinizzando l'organismo" si vive meglio?
Bisogna partire dall'inizio ed essendo l'argomento molto tecnico proverò come al solito a semplificarlo.
Intanto è proprio questo il motivo di tante leggende sul tema, la soluzione di tutti i mali è una conclusione banale che semplifica qualcosa che di banale non ha nulla e quindi, come spesso capita, è una sciocchezza.

Partiamo da un dato. Il nostro sangue è lievemente alcalino.
Cos'è "l'alcalinità"?
Ogni soluzione ha un suo pH. Si tratta della scala di misura dell'acidità o della basicità di un composto. Questa scala va da 0 a 14 (per praticità, ma i valori possono essere superiori). Se una soluzione ha pH 0 (zero) è un acido forte (si tratta cioè di una sostanza molto acida), se ha pH 14 è una base forte (è cioè molto basica, alcalina), una soluzione con pH 7 si dice neutra (non è cioè né acida né alcalina), un esempio di quest'ultimo caso può essere l'acqua pura. L'acidità e la basicità di una soluzione si misurano con appositi strumenti (anche molto semplici, come le cosiddette "cartine tornasole", delle striscette di carta che reagiscono colorandosi in maniera differente secondo il pH riscontrato).

Scala del pH: da 0 (acido) a 14 (basico)
Questa differenza è dovuta alla concentrazione di ioni idrogeno (H+) presenti nella sostanza che esaminiamo. Si tratta di temi strettamente tecnici, chimica e fisica che però possiamo provare ogni giorno perchè presenti in moltissimi fenomeni che ci circondano. Il succo del limone è acido (definiamo così anche il suo sapore), il bicarbonato è basico, alcalino (ma l'alcalinità ha un sapore amarognolo). Siamo circondati da sostanze acide, da altre basiche ed ognuna ha queste caratteristiche espresse in grado diverso.
Fin qui qualche ricordo di chimica può aiutarci.
Il nostro sangue ha un pH lievemente alcalino: 7,4
Se questo valore diminuisce (quindi va verso lo 0) o aumenta (verso il 14) anche di poco non potremmo sopravvivere perchè la maggioranza dei meccanismi che ci consentono la vita non funzionerebbero e verrebbero danneggiati in pochissimo tempo (pochi minuti!). In realtà il nostro pH non è un valore fisso, varia di pochissimo (per esempio un pH di 7,3 o di 7,5 per pochi minuti, potrebbe non provocare danni particolari) ma viene subito riportato alla norma da una serie di meccanismi che tutti noi mettiamo in atto apposta, involontariamente ma in maniera addirittura visibile.

Quando per qualsiasi motivo il pH del nostro sangue vira verso l'acidità o la basicità, riusciamo a riportarlo alla norma principalmente mediante due mezzi: i reni e la respirazione, mezzi che fanno parte (assieme ad altri) dei "sistemi tampone" dell'organismo (che servono cioè a "tamponare", a "bilanciare" il pH dell'organismo). Il mezzo più "imponente" è la respirazione: espirando (quindi emettendo aria) eliminiamo delle sostanze in modo da riportare il pH nella norma, quando serve i nostri polmoni riescono a riportare il pH alla normalità in tempi brevissimi (si pensi all'apnea, il respiro "affannoso" che segue ha questo scopo, i recettori che regolano la respirazione reagiscono ad un aumento della CO2). I reni hanno un ruolo meno "importante" ma molto più raffinato: eliminano con l'urina le sostanze che condizionano il pH, la quantità di sostanze espulse è minore di quella emessa dai polmoni ma si tratta di sostanze "organiche" non volatili e che quindi non "evaporano", queste ultime le espelliamo dai polmoni.
Troppo difficile?
Mhhh...

Allora facciamola ancora più complicata: se per qualsiasi motivo il pH del nostro organismo non è stabile (quindi va "oltre" la normalità del 7,4, verso l'acidità o la basicità) si entra in uno stato patologico: se si va verso l'acidità si parlerà di acidosi metabolica al contrario di alcalosi metabolica (il pH va verso l'alcalinità, la basicità).
Sono due condizioni che, se non rapidamente risolte, possono portare alla morte in breve tempo (per valori di pH inferiori a 6,8 e superiori a 7,8).

Perchè è tutto così complicato?
Semplice: se così non fosse basterebbe mangiare un limone per rendere acido il plasma sanguigno e morire o assumere un cucchiaio di bicarbonato di sodio per avvelenarsi. E' chiaro che l'organismo ha i mezzi per correggere piccole variazioni di pH (che avvengono quotidianamente) ma se queste variazioni fossero improvvise e violente, il rischio di un'impossibilità di riequilibrio sarebbe altissimo. Una base forte (come l'ammoniaca) o un acido forte (come l'acido cloridrico) hanno la capacità di danneggiare direttamente le strutture dell'organismo (ed in generale ogni struttura organica), per questo si tratta di sostanze corrosive e pericolose.

Il nostro organismo quindi "lavora" continuamente per mantenere il pH ai valori fisiologici: quando assumiamo una sostanza acida, i recettori presenti in tutto l'organismo avvertono la novità ed il corpo mette in moto i meccanismi che permettono al pH di rimanere stabile. Tutto il giorno, anche mentre dormiamo, polmoni e reni (ed altri organi per altri aspetti) lavorano "in silenzio" per mantenere il pH attorno al valore di 7,4.
Per chi volesse approfondire l'argomento dell'equilibrio acido-base dell'organismo, rimando a questo articolo molto chiaro di Giuliano Parpaglioni.

Ma allora cosa vuol dire "dieta alcalina" o alcalinizzare il corpo? A cosa serve? Sarebbe davvero un beneficio per la salute?
Sono tanti i siti pseudoscientifici ed i "naturopati" che consigliano una dieta ricca di alcali per migliorare la condizione del nostro organismo o per evitare spiacevoli disturbi, molti fanno risalire l'origine di questa bizzarra teoria alle idee di un certo Robert Young, presunto medico (ha ottenuto una "laurea" on line da un'università non riconosciuta chiusa per aver truffato i propri allievi) che ha scritto un libro sull'argomento. Young è stato arrestato per truffa ed esercizio abusivo della medicina.

L'inventore della "dieta alcalina" (anche autore di diversi libri sul tema) arrestato per esercizio abusivo della professione medica, truffa ed altri 16 reati
Mangiando soprattutto frutta (non tutti i tipi), alcuni legumi, ma soprattutto evitando cibi "acidi" quali la carne, i grassi, i fritti, il nostro corpo ne risultarebbe "alcalinizzato" con un risultato eccezionale sulla salute. Qualcuno afferma anche che questa dieta prevenga e curi (!) alcune malattie, anche gravi.

In realtà è una bugia, non serve a nulla, è semplicemente una truffa inutile: una bufala.
Il libro di Young è un insieme di madornali errori alimentari, ricco di invenzioni, veri e propri strafalcioni ed assurdità, basti pensare che il limone ed il pomodoro sono inseriti tra gli alimenti "alcalini" quando sappiamo che sono fortemente acidi. Non solo: Young consiglia di evitare alimenti fermentati, yogurth, vino, in quanto produrrebbero batteri, dimenticando che se il nostro organismo fosse privo di certi batteri, avremmo pochissime armi contro le infezioni più comuni. In realtà l'eventuale acidità o basicità di un alimento che introduciamo con la dieta non ha alcuna rilevanza né influenza sul pH del nostro sangue.

Insomma, una vera e propria sciocchezza. Qualcuno che ha seguito questa "dieta" riferisce miglioramenti evidenti ed un migliore stato di salute: probabilmente non pensa al fatto che non è la "bizzarra" dieta alcalina a farlo stare meglio ma la maggiore attenzione a ciò che si mangia evitando inoltre alimenti grassi e pesanti.

Esistono almeno tre motivi per i quali nutrirsi di alimenti "alcalini" non serve a nulla in termini di salute:
1) Un alimento alcalino, subito dopo l'ingestione, viene a contatto con i succhi gastrici presenti nello stomaco che, come tanti sanno, sono fortemente acidi. Questo "incontro" neutralizza l'alcalinità dell'alimento che al momento di venire assimilato è praticamente neutro (o addirittura acidificato).
2) Anche se esistesse un alimento che riuscisse a mantenere la sua basicità dopo il passaggio dallo stomaco, fino a riuscire a far variare il pH del sangue, si metterebbero in moto tutti i meccanismi spiegati prima che rimedierebbero come abbiamo visto, riportando immediatamente il pH ai valori consueti.
3) Anche se esistesse (ma non esiste) un alimento commestibile che dopo aver sorpassato indenne l'acidità gastrica e non aver scatenato i meccanismi di regolazione del pH, riesca a rendere "basico" il nostro sangue, basterebbero pochi minuti di questa condizione per andare in alcalosi metabolica. Se esistesse questo tipo di alimento, sarebbe un veleno e mangiarlo significherebbe morire, altro che salute.
Naturalmente questo accade anche in caso di alimentazione "acida": normalmente assimilare sostanze acide non cambia in maniera rilevante il pH del nostro sangue ma anche se lo facesse interverrebbero meccanismi specifici a correggere la situazione, che sarebbe patologica.

Se un individuo decidesse di nutrirsi con una dieta pesantemente alcalina potrebbe "spostare" il pH del suo sangue (di poco) verso l'alcalinità ma questo succederebbe per pochissimo tempo (qualche ora al massimo) e quindi non si avrebbe alcun beneficio in nessun contesto. Se in qualche modo riuscisse a mantenere un'alcalinità elevata per un prolungato periodo di tempo si suiciderebbe senza scampo. Se usasse "alcali forti", si procurerebbe gravissime lesioni (la soda caustica, per esempio, ha pH 14).



Per questi motivi è chiaro che non esiste "dieta alcalina", non vi è modo e non sarebbe nemmeno salutare "alcalinizzare" il sangue e, se il nostro pH ha un valore ben preciso, un motivo ci sarà.
Non solo: i seguaci di questa inutile pratica, non si rendono conto che nulla, nel nostro corpo, succede per caso. L'eliminazione renale delle sostanze acide rende le urine a pH lievemente basso (quindi lievemente acido) e questo ha uno scopo ben preciso: sfavorire la crescita batterica. Una dieta alcalina quindi, non solo non ha alcun significato ma potrebbe esporre a problemi di salute. Una delle stupidaggini a cui credono i seguaci di queste pseudodiete è quella che si possa controllare lo stato di salute del corpo controllando il pH urinario, se acido, bisognerebbe correggerlo. In realtà il pH urinario è necessariamente lievemente acido (anche se il suo pH varia durante il giorno e secondo la dieta e le condizioni di salute) per il semplice motivo che sta eliminando, attraverso i reni, i residui che il nostro corpo non trattiene. Come si vede, nulla nel nostro corpo è "un caso" e forse non tutti sanno che persino la pelle ha un pH lievemente acido che sfavorisce lo sviluppo batterico.
Qualche studioso ha notato come una dieta "alcalina" potesse apportare dei benefici di vario tipo alla salute, il problema di questo tipo di analisi è che non si analizzano gli ostacoli (che ho descritto) che rendono questo tipo di alimentazione inutile e che si confonde l'azione della sostanza alcalina con quella delle sostanze che gli questi alimenti alcalini contengono. In uno studio ad esempio si nota come una dieta ricca di frutta e verdura alcaline migliori le prestazioni muscolari per aumentata concentrazione di potassio e magnesio. Il "problema" è che sono questi minerali che migliorano le prestazioni muscolari (ed è noto da tempo) e non certo l'alcalinità degli alimenti, un po' come se sostenessi che l'assunzione di un alimento acido come il caffè stimola il sistema nervoso: è la caffeina che ha questa azione, non certo l'acidità della sostanza.

Esistono anche alcuni "integratori" in vendita che avrebbero lo scopo di "alcalinizzare" l'organismo e visto quello che sappiamo a proposito del pH sono due le cose: o questi integratori non fanno nulla o sono molto pericolosi per la salute. Io propendo per la prima ipotesi con il danno al portafoglio in aggiunta, che sempre danno è.

Alla prossima.

Nota: un approfondimento sul funzionamento del sistema acido-base dell'organismo umano, si può trovare qui.

venerdì 1 giugno 2012

Morgellons: chiusa l'indagine

Di una "strana" malattia chiamata Morgellons (che vedrebbe delle fibre uscire dalla pelle, fenomeno accompagnato da prurito ed altri sintomi) ne ho parlato un paio di volte e quindi non approfondisco, in breve ricordo che si tratta di una serie di sintomi (a volte vaghi) ma descritti come molto preoccupanti: fibre di varia natura che fuoriescono dalla pelle, prurito intenso, escoriazioni e disturbi mentali.
La malattia si è diffusa pari passo con la diffusione di internet tanto da diventare quasi una leggenda, con le autorità sanitarie che invitano alla calma sostenendo che si tratti di una psicosi già conosciuta da tempo (la parassitosi illusoria o maniacale, l'individuo affetto dalla malattia è convinto di avere centinaia di piccoli animali che gli attraversano il corpo) mentre profittatori e "guru" dei "misteri" insistono sulla provenienza "strana" della malattia: gli alieni, le "scie chimiche" (le scie degli aerei che per qualcuno sarebbero veleni sparsi per motivi disparati), esperimenti segreti. Visto il numero di segnalazioni e la preoccupazione di molte persone che rischiano di farsi influenzare dalle false notizie del web, la notizia non è stata sottovalutata e sono state condotte ricerche, raccolte dati ed analisi.
Dopo qualche anno di indagine (ed in ritardo con i tempi previsti) ed una raccolta dati meticolosa e corposa, il  CDC (ente sanitario statunitense) ha concluso che la malattia chiamata Morgellons è, come sospettato e con tutta probabilità, una disabilità psichiatrica molto simile alla parassitosi maniacale, in tutti i campioni di tessuto ricevuti (le "fibre" che sarebbero fuoriuscite in maniera misteriosa dal corpo dei malati) non è stato trovato un solo reperto "alieno", sconosciuto o di fabbricazione non nota, si tratta di normali fibre tessili di varia natura (soprattutto cotone), a volte residui biologici (ciò che resta delle lesioni che i malati, grattandosi, si autoprocurano) ed in alcuni casi di parassiti (pidocchi, acari...). Nulla di misterioso quindi se non la prova che internet, usato male, può fare persino ammalare. La maggioranza delle "lesioni" cutanee inoltre, erano danni da esposizione al sole, aggravati dal continuo "grattarsi" dei supposti "malati" (il 77% dei quali erano donne). Su 100.000 individui studiati, solo 115 hanno mostrato segni cutanei da presunto "Morgellons".

Questo potrebbe servire da morale. Quando si legge una notizia sul web è sempre bene diffidare, soprattutto se le fonti sono poco attendibili o peggio hanno la pretesa di svelare "segreti" e "complotti" nascosti: si possono trarre conclusioni sbagliate, affrettate e quasi sempre false conducendo persino a problemi di salute. Non è facile approfondire un argomento o cercare argomenti seri che lo contraddicano e proprio per questo è bene chiedere fonti e documentazione adeguata a chi fa affermazioni "pesanti". Questa è un'ulteriore prova (ed in questi giorni di "terremoto" ne vediamo altre) che leggere informazioni manipolate ed incontrollate può essere molto pericoloso e lo spettro della paranoia (immaginate una persona disturbata mentalmente che legge di misteriose fibre che fuoriescono dalla pelle...) si può diffondere con facilità. Basti pensare che esistono decine di "comunità virtuali" di persone convinte di essere affette da Morgellons (e da altre malattie inesistenti) e presto ne riparlerò.

Un uso corretto di internet parte dalla capacità di saper distinguere le bufale dalla realtà.

Il misterioso esame delle urine

Proprio a proposito di "malattie" nate su internet, ricevo spesso messaggi che mi chiedono informazioni riguardanti le più svariate patologie, molte serie, altre davvero insolite. Si tratta quasi sempre di segnalazioni poco importanti ma quasi sempre interessanti per capire fino a che punto la disinformazione e l'ignoranza possono danneggiare la psiche di un individuo debole psicologicamente.

Un lettore mi ha inviato delle immagini "misteriose" che lo avevano colpito: il collegamento con il fantomatico morbo di Morgellons esiste perchè le immagini riprodurrebbero un fenomeno avvenuto ad un individuo affetto da questa malattia. A quanto pare le foto proverrebbero da un sito italiano che a sua volta le avrebbe ricevute da una fonte straniera (e già questo la dice tutta sull'affidabilità della notizia). Nessuna possibilità di avere altri particolari ma caso interessante per comprendere certi passaggi mentali che traggono la conclusione più complessa ed implausibile al posto di quella più semplice e probabile. Per fare questo però bisogna conoscere l'argomento trattato e chi ha tratto conclusioni troppo affrettate in questo caso ha dimostrato di conoscerlo male.
Il lettore ha scritto di essere preoccupato perchè in questo sito parlavano di un esame delle urine di un individuo affetto da una strana malattia.
Le immagini, definite nel sito come "curiose, strane ed allarmanti" sono foto descritte come "strani cristalli e circuiti stampati microscopici emessi dalle urine di un paziente affetto da morbo di Morgellons".

Le foto prelevate dal sito quindi descriverebbero un esame al microscopio delle urine di un "malato di Morgellons" ed avrebbero una morfologia particolare perchè sarebbero visibili cristalli anomali ed un aspetto che ricorda molto i circuiti stampati degli apparecchi elettronici.
C'è però un piccolo particolare.
Quando per ovvi motivi non si conosce bene un argomento, dare giudizi definitivi è molto rischioso.
Io non so riconoscere "strani cristalli" nelle urine (soprattutto se di origine aliena, in medicina non si studia l'urina marziana) ma so riconoscere i normali cristalli contenuti nelle urine di tutti gli esseri umani. Chi non ha mai analizzato al microscopio un campione urinario forse farebbe bene a non lanciarsi in strane e sospette conclusioni quando si trova davanti ad elementi dei quali non comprende la provenienza e così credo farebbe una persona di buon senso e giusto intelletto.
Ma a quanto pare non siamo tutti uguali così guardare delle normali foto di esami urinari e di urinocolture spacciate per "misteriosi circuiti stampati" o "incredibili cristalli sconosciuti" mi rende pessimista sule capacità intellettive dell'uomo.
Ecco le foto ricevute:

In questo caso si tratta di un normale esame microscopico delle urine. La "pipì" contiene varie sostanze (in presenza di una malattia ne contiene anche alcune che non dovrebbero esserci normalmente) e tra queste vi sono delle molecole che si aggregano in cristalli. Sono proprio queste che quando in eccesso o che per processi patologici si aggregano enormemente, formano i noti "calcoli renali". L'ossalato di calcio ad esempio è un composto che tutti presentiamo nelle nostre urine e se le guardassimo al microscopio li vedremmo proprio così, probabilmente associati ad altri cristalli:
Cristalli di ossalato


Ossalati
Cristalli di antibiotico utilizzato come terapia

Esattamente come i misteriosi cristalli "alieni".
E questa è un'altra delle foto che mi sono pervenute. E' sempre un campione d'urina messo in coltura...ma cosa sono quei "percorsi"? Un circuito integrato? Matrix? Disegni alieni? Oppure semplicemente è la prova che troppi film di fantascienza fanno male?

L'aspetto delle urine che ricalcherebbe quello di un circuito stampato elettronico
Un circuito stampato elettronico

L'ultima che ho scritto. Prima di tutto quell'immagine ha davvero poco del "circuito elettrico".
Poi la spiegazione è alquanto semplice.
Quando vi è il sospetto di un'infezione urinaria, un esame utile può essere l'urinocoltura. Si mette cioè in "coltivazione" l'urina in appositi contenitori. Se esiste presenza di batteri questi proliferano formano delle colonie, al contrario la piastra di coltura sarà "pulita".
Per "coltivare" l'urina bisogna "spargerla" in maniera precisa in modo da favorire l'eventuale crescita batterica, disseminarla in maniera omogenea e visualizzarla nel migliore dei modi, questo serve a produrre delle colonie di batteri isolate e ben visibili.
La maniera tecnicamente corretta per preparare una piastra per urinocoltura è questa:

Si inocula l'urina, si sparge a "zig zag" in un verso e si fa la stessa cosa nel verso opposto, formando così una sorta di reticolato.


Ecco che il normale "reticolato" di una coltura urinaria diventa, al microscopio ottico, un "circuito stampato" per qualche "studioso di misteri" che evidentemente non ha mai visto una coltura batterica urinaria e vola con la fantasia. Letta al contrario questa "valutazione" equivarrebbe a quella di un tecnico di laboratorio di analisi che guardando un circuito elettrico stampato dicesse che assomiglia misteriosamente ad una coltura batterica. Sono quei casi nei quali si fa bene a non pronunciarsi per non rivelare la propria impreparazione.

Quando si lascia essiccare un campione d'urina poi, proprio la presenza di varie sostanze, causa la cristallizzazione del campione che assume un aspetto ben noto, come succede a molte sostanze che cristallizzano (vedi l'acqua quando ghiaccia). L'aspetto particolare è detto anche "falcizzazione" proprio per il suo aspetto che ricorda le foglie della felce.
Ecco svelato il mistero della "preoccupante urina del malato di Morgellons": si tratta della normale urina dell'essere umano ed il "malato" non ha nulla di "alieno", al massimo una fastidiosa cistite, molto terrestre.

La persona che mi ha inviato le immagini si diceva molto preoccupata ed intenzionata ad eseguire un controllo delle proprie urine per escludere la presenza dei misteriosi cristalli.
In realtà, come detto all'inizio, finchè internet è utilizzato per ricerche, per coltivare le proprie passioni o per svagarsi, è uno strumento eccezionale, in tema di salute invece, rappresenta quasi sempre un pericoloso mezzo di confusione.
In generale, è sempre bene non fidarsi degli sconosciuti. Lo dicevano pure i nostri nonni che internet non lo conoscevano...

Alla prossima.